Prima la fronda trasversale per la parità di genere, poi il nodo delle preferenze: le 48 ore vissute “pericolosamente” dall’Italicum alla Camera hanno visto Forza Italia coprotagonista e spettatore allo stesso tempo. Ma alla fine, si sottolinea in ambienti vicini a Silvio Berlusconi, emerge soprattutto una consapevolezza: il Pd ha dimostrato ancora una volta di essere spaccato, facendo riemergere quello che è un problema «endemico» dei dem. Problema che, in vista del passaggio dell’Italicum al Senato, non permette al patto Renzi-Cav di essere fuori pericolo. Ma se salta l’accordo «ci perderemmo tutti», è il warning lanciato dal consigliere politico del Cavaliere, Giovanni Toti, che, in vista dell’approdo dell’Italicum a Palazzo Madama, si dice «ottimista di natura» ma non si sbilancia. Anche perché, si sottolinea in ambienti azzurri, quello del Pd sulla parità di genere non è stato un “agguato” fine a sé stesso ma teso «a far saltare tutto il castello».
Sullo stesso argomento anche Fi ha mostrato il suo dissenso ma, si fa notare, a viso aperto. Come dimostra, del resto, anche il duro attacco che ieri in serata Mara Carfagna ha sferrato alla nota politica del gruppo Fi alla Camera, “Il Mattinale”, che bollava come «sceneggiata» la protesta “in bianco” delle deputate ieri in Aula.
Ben diverso, nella percezione di Fi, è invece il dissenso in seno ai dem.
«L’emendamento Gitti non passa per 20 voti grazie a membri del governo. In che condizioni si ritroverà il Pd dopo la legge elettorale?», twittava Deborah Bergamini pochi minuti dopo il no dell’Aula alle doppie preferenze, arrivato con uno scarto di soli 20 voti. «Io parlo per me e Forza Italia è impegnata a far approvare al più presto l’Italicum, senza cambiamenti», incalzava Renato Brunetta in serata. Resta, per ora, silente e alla finestra Silvio Berlusconi, atteso a Roma probabilmente nella giornata oggi.
Un silenzio che viene interpretato in vari modi, per qualcuno è anche un segnale di soddisfazione per la piega che sta prendendo il dibattito politico, con la legge elettorale che prende forma secondo i desiderata dell’ex premier e gli avversari del Pd che mostrano ancora i segni delle tante battaglie intestine combattute anche dopo l’avvento di Renzi.
L’esame dell’Italicum al Senato sarà un altro passaggio molto delicato.
L’impressione però è che il Cavaliere sia con il pensiero alla data fatidica del 10 aprile, quando il tribunale di Milano dovrà decidere se concedergli l’affido ai servizi sociali o mandarlo agli arresti domiciliari. Pochi giorni dopo, inoltre, si chiuderà la difficile partita delle candidature per le europee.
Due i principali nodi sul tavolo del leader di Fi: quello della sua candidatura e quello legato alla presentazione, o meno, dei parlamentari. Con, sullo sfondo, un dibattito non meno acceso: quello sulle eventuali alleanze con il Ncd dell’ex delfino Alfano.
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