Innova che ti passa
La sfida di Como

Fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi: ecco l’impeccabile definizione di follia, secondo Albert Einstein.

E una lezione di vita, che come spesso accade si può accostare all’economia. In un finale d’anno che non sta esaudendo le aspettative incoraggianti coltivate all’inizio, se non con qualche debole luce, possiamo almeno consolarci e soprattutto prendere forza con una considerazione.

Lo sottolinea l’assessore regionale Mario Melazzini, che tra le sue deleghe ha l’innovazione e che in terra lariana viene sempre volentieri: che sia ComoNext e il suo fermento di giovani, o che sia un’impresa, anche storica.

Se la Lombardia ha mostrato segni di reazione e vivacità, pur nelle difficoltà dei nostri tempi, Como ha offerto il suo contributo con decisione. E uno dei campi in cui si è distinta e continua a farlo, è proprio l’innovazione. Una parola che dice molto, e a volte suona anche un po’ vuota, perché in fondo è legata alla storia delle imprese.

Solo che uno degli effetti della crisi forse è stato anche il mettere in luce ciò che avevamo già. Ciò che apparteneva alle nostre buone abitudini (non a quelle diventate con il tempo fardelli), ma non abbastanza o con consapevolezza ancora insufficiente.

Insomma, quando si è abbattuta la tempesta della crisi, ci si poteva fermare ad aspettare che passasse, ripetere gli stessi comportamenti appunto, persuasi del fatto che prima o poi qualcosa sarebbe cambiato. C’è chi l’ha fatto e ne ha pagato le conseguenze. Chi invece ha provato nuove strade, anche ardite, o vecchi metodi usati in maniera differente. Chi non ha dato per scontato niente e si è messo in gioco, conscio dei rischi che correva. Ma fermandosi sotto la tempesta, avrebbe incontrato pericoli anche maggiori.

Il risultato non è che la crisi è passata. Certo, in Lombardia e in provincia di Como c’è qualche timido più, come un raggio di sole che riesce a perforare il velo minaccioso, ma un cielo terso, possiamo sognarcelo ancora a lungo. Forse è bene che ci dimentichiamo anzi questa immagine da cartolina che difficilmente rientrerà nei nostri panorami dell’avvenire.

Il risultato è, piuttosto, che abbiamo scoperto quanto siamo bravi persino sotto quella pioggia, anzi ha tirato fuori i nostri lati migliori. Non che ce ne rallegriamo, visto il prezzo di questo acquazzone costante, che ha spazzato via posti di lavoro, competenze, pezzi di storia.

Ma visto che non possiamo comandare un cambio di meteo, siamo riusciti a cambiare un po’ noi stessi.

A modificare il procedimento e a ottenere un esito meno scoraggiante, appunto. Lo si vede nel Parco scientifico tecnologico di Lomazzo, come in ogni azienda che rimane a galla. Mondi solo apparentemente differenti, perché l’atteggiamento è comune.

Innova, che la tempesta non passa, è vero. Ma ti passa quella tentazione di attendere e di credere che il gioco si svolga fuori di te, troppo grande per le tue forze. Le aziende di Como si sono ribellata a una visione fatalista e almeno possono chiudere un anno con orgoglio meritato. L’orgoglio non paga le scadenze, certo, però aiuta. Come l’innovazione.

E sarebbe bello, forse un sogno, che tutta la politica impari a innovare a sua volta: trovando altre strade per far girare questo Paese e non rendendo (ulteriormente) complicata l’esistenza alle imprese e ai lavoratori.

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