La Brianza concreta
e il sogno dei giovani

Passione, avventura, emozione: sono le parole che ricorrevano ieri nei discorsi dei giovanissimi entrati nel mondo dell’arredo attraverso il Polo formativo degli imprenditori.

Parole che non stonano con la concretezza della Brianza, anzi. Non solo perché gli stessi industriali e artigiani se le lasciano scappare all’occasione, ma perché rivelano un’anima precisa: quella che c’è dentro ogni pezzo di legno, offerto dalla natura, e che sta all’uomo, alla sua abilità tirar fuori.

Ascoltare i sogni dei ragazzi provenienti da luoghi ed esperienze diverse, era importante e persino rigenerante. Ricordava i primi passi, le prime motivazioni, che a volte accompagnano i mestieri e altre fuggono con l’incedere degli anni, o restano in sordina.

Ai giovani si insegna, dai giovani si impara. È accaduto anche ieri, quando il Polo formativo del legno - successo di Federlegno e Aslam con le istituzioni - si mostrava pronto a crescere e tracciare il percorso di nuove vocazioni professionali.

Colpiva sentire una ragazza come Giorgia, fresca di diploma di lingue, che fremeva per essere pronta ad andare in ogni angolo del pianeta e convincere tutti come i prodotti italiani, brianzoli, siano i migliori. O il ragazzino originario del Senegal, che citava il lavoro di squadra come l’elemento preferito della scuola, ma confessava anche la volontà di tornare nel suo Paese a trasmettere ciò che aveva imparato. O ancora l’altro studente, che vuole rubare i segreti del mestiere, per poi impegnarsi nella ditta di papà e va matto per come qui si apprende l’inglese. E l’ultimo, pronto anche a partire per l'estero, definiva così questo cammino: un’avventura molto bella.

Ragazzi - come ha evidenziato il coordinatore del progetto Giovanni Toffoletto - con le loro paure e i loro desideri. Il timore, è quello di sbagliare. Ma più forte è la voglia di mettersi in gioco.

Giovani e aziende si trovano doppiamente sulla stessa strada. In un momento storico così vacillante, quante imprese tremano all’idea di adottare la scelta sbagliata, da cui dipende il futuro loro e dei lavoratori. Ma più forte è lo sguardo avanti, la determinazione a studiare un nuovo prodotto, ad afferrare un mercato inesplorato, a puntare su una tecnologia innovativa.

Un’altra frase, sempre di Giorgia, traccia un’ulteriore direzione. A scuola qualche giorno fa le hanno tenuto una lezione particolare: «Ho capito - confessava - che cos’è la crisi».

Quella parola che risuona costantemente nei discorsi degli adulti, che è una cicatrice nella vita di troppi e che non c’è verso di far passare, con tutte le medicine del mondo. Quella parola ormai ci accompagna fedelmente, che la usiamo, mormoriamo o sopprimiamo in un tentativo di autodifesa.

Giorgia l’ha compresa lì, a scuola. E non si è spaventata: si esprime con lo stessso entusiasmo che l’ha spinta a iniziare questo nuovo cammino. È diventata solo più consapevole, una coscienza che si rafforzerà via via.

Sono queste le future mani intelligenti, auspicate da Giovanni Anzani. Intelligenza, paura e capacità di andare oltre, tutto insieme per mandare avanti la grande sfida imprenditoriale della Brianza.

Un Polo che vuole fare il bis sull’area dell’ex polveriera. Anche quest’ultima assomiglia a una metafora: si può sempre ricominciare. Ma ripartire da ciò che già si ha e attende solo di essere tramandato, imprime maggiore forza ai sogni.

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