La Città dei Balocchi non è quella di Pinocchio. E i numeri parlano da sé. L’anno scorso la manifestazione ha raccolto 600mila visitatori nell’arco di 37 giorni coinvolgendo un centinaio di scuole. Quest’anno ci sono tutti i presupposti per fare il bis.
Per la nostra città è una sorta di primato. È la dimostrazione che si può fare molto per migliorare l’offerta pubblica e il richiamo turistico della città. Un tempo si puntava sulle esposizioni voltiane e sul nome del grande scienziato si è costruita anche la fortuna ricettiva di Como.
Nessuno può discutere però anche il valore di una città legata al divertimento, alla socialità. Tanto più che si tratta di giochi e spazi legati alle feste che valorizzano il bambino per definizione, il Natale. Se nel periodo delle imminenti festività si fa il giro dei mercatini di tradizione nordica, pur con le loro singole specificità, nessuno pone il gioco, l’elemento ludico, quello dell’infanzia al centro dell’attenzione.
Per una volta Como dovrebbe essere contenta di questo successo. Eppure si guarda spesso alla “Città dei Balocchi” con grande supponenza, specie nel giro degli pseudo intellettuali, inclini a snobbare a priori ogni evento di grande richiamo popolare. Invece ciò che piace alla gente ed è per di più gradevole e non volgare, costituisce di per sé un valore. Non siamo al “panem et circenses” degli antichi Romani.
Como, del resto, è una città antica che sa anche giocare in maniera sana. Vinse un’edizione di una trasmissione che veniva guardata con sufficienza dagli intellettuali in eskimo e sciarpetta, “Giochi senza Frontiere” nel 1970: proprio perché questo gusto della competizione sportiva è profondamente radicato nella nostra storia.
Non è un caso che proprio nello spazio a lago sia stata insediata una cittadella dello sport che a distanza di quasi un secolo funziona ancora.
“La Città dei Balocchi” valorizza quindi le migliori tradizioni culturali e anche sportive della città. Inserisce Como in un grande circuito internazionale e per di più legato alle festività natalizie. Senza perdere di vista le tradizioni del Nord Europa con il grande albero che ci avvicina alle piazze natalizie delle grandi città europee. In questi giorni e da sabato in particolare con l’illuminazione di piazza Grimoldi il centro cittadino ha oggettivamente un fascino particolare. Superiore al passato anche perché la pedonalizzazione dei Portici e di tutta l’area intorno al Duomo ha reso la zona più fruibile dai pedoni a passeggio. Ieri, poi, l’idea della mongolfiera in piazza Verdi, regalata da Bianchi Group ai bambini comaschi, è stata un piccolo colpo di genio che ci ha fatto comprendere quanto si possa fare per rendere la città più accogliente e attrattiva.
Ogni anno si sentono le solite lamentele vuoi per le luci o le casette ma si tratta di una manifestazione destinata a crescere ancora perché ha saputo recepire il meglio delle varie culture. E proprio per questo si adatta ottimamente al contesto storico cittadino: senza stravolgerne i caratteri fondamentali, con tutte le sue chiese di fondazione antichissima che parlano il linguaggio dello sviluppo dei vari stili e periodi storici in limpida continuità.
Como dovrebbe imitare anche in altri campi il circolo virtuoso che si è creato negli anni, prendendo ad esempio un evento che è sbagliato sottovalutare o guardare dall’alto in basso.
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