A Londra ci hanno provato ripagando gli imbrattatori con la stessa moneta, solo un po’ più sofisticata, psicologicamente.
Gli inglesi, stanchi di vedere imbrattati i muri della città, hanno dipinto le serrande dei negozi con facce di bambini e la scritta: comportati bene, i bambini ti guardano. Non si sa quanto l’idea abbia funzionato, ma il tentativo dà la misura di quanto nessuno sia ancora riuscito a frenare vandali e imbrattatori e non sappia davvero più come intervenire. A Como i cittadini sono stanchi e chiedono più controlli e attenzione
soprattutto quando insieme alle scritte, sui muri ora si leggono anche le minacce e quando da mesi, come avviene in via Canturina, i residenti sono costretti a sopportare le incursioni di chi sa chi, a loro dire giovani ma non c’è prova, che di notte imbrattano di vernice i nomi sui citofoni, rigano irreparabilmente i vetri delle auto parcheggiate, rubano la biancheria stesa, strappano e distruggono le piante nei giardini.
E quando ci si accorge di quanto accaduto è sempre troppo tardi. L’allarme viene dato, le forze dell’ordine intervengono, ma ormai il danno è fatto. La città non si sente sicura in nessuna sua zona, dal centro alla periferia. E la percezione è che nessuno sappia bene cosa fare nel concreto. Posate le telecamere, ce ne sono quasi 70 in tutta la città, 20 sono collegate con la questura, garantita l’attenzione delle forze dell’ordine cosa si può fare? Di più sicuramente, tipo cercare di prendere chi rompe, imbratta, minaccia, sporca. Bella scoperta, ma come si fa?
L’assessore Iantorno garantisce di fare tutto il possibile, il vice questore (che ha ascoltato la denuncia di Anna Ballerini, del gruppo Per Como pulita che si occupa di pulire i muri sporcati dalle vernici e che è stato minacciato con scritte e anche on line), garantisce massimo impegno e specifica che imbrattamenti e minacce sono potenzialmente perseguibili d’ufficio, ma anche che non si possono fare promesse che poi non si riescono a mantenere. Mezzi e persone non abbondano, si fa quel che si può si monitora e si garantisce la sicurezza urbana. Forse la questione più vera, volendo fare davvero un’analisi un po’ più stratificata, è quella che pone chi, trovandosi a vivere la notte comasca per divertimento o lavoro, osserva come non ci sia un solo “tipo” di vandalo e qui potrebbe essere una delle tante chiavi del problema. Il disagio personale è così vasto che non c’è una soluzione anti vandalo, forse più facile individuare l’imbrattatore e chi minaccia coloro che puliscono, meno semplice capire chi è che spacca la panchina, il vetro della pensilina del bus, la ringhiera della scalinata. Ubriachi, annoiati, senzatetto, giovani della società buona comasca che vogliono sentirsi gladiatori senza onore, stranieri che hanno fame, sonno, rabbia da canalizzare da qualche parte? Tutti. Se Como ha paura è anche perché non sa contro chi agire. Chissà se i londinesi hanno ragione. Per capire come combattere i vandali l’unica arma sono i video registrati dalle telecamere, non solo per capire se a spaccare è Pinco o Pallino, ma anche a che gruppo sociale appartiene. Ma questa forse è fantascienza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA