aComocrea si parla ogni lingua del mondo, come uno specchio di quelli che sono i dati dell’export messi a fuoco dalla Camera di commercio.
Dall’anno scorso la risposta delle aziende (in gran parte italiane, ma vivaci e combattive grazie al mercato estero) è sempre più confortante di fronte alle meraviglie dei nostri disegnatori. Che a loro volta devono parlare i linguaggi delle destinazioni finali, interpretare quelle che sono le esigenze di aree anche molto diverse. Una scelta che farebbe acqua in Italia o comunque in un Paese europeo, sa
incantare la Cina o conquistare la Russia.
Gusti differenti, sensibilità plasmate sulle culture d’origine, capacità di dialogare che significa prima di tutto ascoltare l'altro. L’altro che è partner, a volte anche competitor. Così a Villa Erba si sente anche l’inglese, ma quello parlato proprio dai disegnatori britannici, tenaci nonostante tutto nell’accorrere sul lago e portare il loro stile, la loro ricerca. Lo fanno accanto all’esercito italiano, quasi totalmente comasco, perché sanno che qui si gioca la partita più importante a livello mondiale.
Ma Comocrea diventa anche specchio metafora di un territorio che ha un doppio vantaggio nel Dna e viene per questo premiato dalle esportazioni. Il primo è proprio la creatività, che non teme di scoprire frontiere nuove o comunque non tradizionalmente accostate al Lario. Sì, il tessile è guida incontrastata nell’export e i mobili - altro emblema grazie alla battagliera Brianza - stanno risalendo la china dopo anni difficili. In mezzo i macchinari e i prodotti chimici, che registrano un boom incredibile negli ultimi anni, anche se poi le importazioni fanno scattare un saldo commerciale negativo.
Ma i più da record riguardano comparti indietro nella classifica delle voci merceologiche: dai mezzi di trasporto e componentistica al vasto settore che comprende componenti elettronici, computer, apparecchi per le telecomunicazioni o strumenti elettromedicali. La tecnologia al servizio della creatività, e per chi nutrisse ancora dubbi basterebbe dare un’occhiata al Parco tecnologico ComoNext, dove grazie a questa ventata di novità si sono accolte realtà ormai famose come la D-Orbit, capace di studiare un meccanismo per eliminare il problema dei satelliti ko nello spazio.
La creatività contagiosa, per così dire, quella che ormai si manifesta in ogni ambito, senza timori.
Ma che da sola rischierebbe - in questo Paese ancora bloccato nei consumi e soprattutto dalla burocrazia e dalle politiche spesso scellerate verso le aziende e il lavoro - di esaurirsi. Al contrario, c’è l’altro requisito fondamentale che sta contribuendo a far sperare con maggiore vigore, ed è la propensione a non stare fermi, a cercare sempre nuovi mercati.
Così la mappa delle destinazioni attuali per le merci comasche vede exploit sorprendenti. Anche frenate, è vero, perché basta poco - una crisi internazionale, nuove misure doganali - e tutto può cambiare. Le imprese lariane cercano di non lasciarsi sfuggire un’occasione già in anticipo.
Parlare di ripresa è sempre troppo difficile, imprudente forse. Lo stesso scenario di Comocrea lo mostra: non tutti sorridono allo stesso modo. Ma ogni giorno si può ripartire e nessuno è fanalino di coda.
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