Parigi, per esempio, è una città sporca, così come Lisbona, dove c'è quasi da credere che il servizio di nettezza urbana neppure esista. Napoli, invece, a dispetto della pessima pubblicità che le deriva dalle emergenze rifiuti ricorrenti, è una città pulita, almeno in centro. Da Chiaia a Toledo fino ai quartieri attorno a Santa Chiara. In genere la differenza la fa l'educazione dei turisti, scarsina. L'equazione è banale: tanti turisti, tanta sporcizia. Poi ci sono città come la nostra, un piccolo capoluogo tra la pianura e le Prealpi che i turisti apprezzano molto ma che quanto a igiene si colloca in uno spazio tutto suo. Perché in genere la sporcizia, a Como, è soltanto figlia nostra, di noi comaschi. Lo sanno bene in Comune, dove ieri mattina l'assessore all'Ambiente Bruno Magatti ha deciso di lucidare il pugno di ferro per spiegare che le regole si rispettano.
Eterni brontoloni sempre bravi a contestare, almeno in materia di rifiuti i comaschi sono altrettanto bravi a fingere di non sapere. Dai quartieri del centro storico fino a quelli più periferici - con l'eccezione dei quartieri virtuosi di Lora e Albate - è tutto un fiorir di sacchi, esposti negli orari e nei giorni più disparati, di rado quelli indicati.
Per troppo tempo l'abbiamo passata liscia, fatte salve alcune sfuriate del focosissimo ex assessore all'Ambiente Diego Peverelli (che fino a qualche anno fa usciva all'alba con il fucile spianato per dare la caccia agli sporcaccioni); per anni ci è stato consentito di accumulare pattumiera sotto casa o fuori dal negozio senza regole, di trasformare Como in una discarica a cielo aperto. Gli esempi sono tantissimi: a Ponte Chiasso, per citarne uno, in piazzale Anna Frank, si trova di tutto. Negli archivi fotografici del giornale c'è addirittura una sequenza di immagini risalente all'estate di un paio di anni fa. Immortalano due residenti accaldati, sorpresi mentre trascinano fuori casa un divano. Qualcuno ricorda anche lavastoviglie scassate, cadreghini, tavoli e pneumatici, per non parlare dei nostri vicini ticinesi, che varcano il confine usando Ponte Chiasso alla stregua di una discarica autorizzata. A Sagnino non va meglio: siccome nessuno controlla, il sacco finisce in strada, mattina, pomeriggio o sera, poco importa. Idem in città murata, fuori dai negozi o fuori dalle case, tanto che il calcio all'immondizia è diventato ormai un passatempo fisso di chi esce dai locali nel cuore della notte, magari un po' alticcio. E l'alba restituisce scenari sempre orripilanti.
Le conseguenze sono due: la città è sporca e tutti noi (il che è anche più grave) a furia di violarle perdiamo il senso delle regole. Per non dire delle conseguenze sanitarie, soprattutto in periodo estivo. Ieri, sempre in Comune, si è parlato dell'ennesima emergenza topi. Sono dappertutto, sono tanti, anche in città murata. A Magatti, che per anni dai banchi dell'opposizione si è occupato (anche) di tematiche ambientali, c'è insomma da augurare buon lavoro, magari anche sussurrandogli un grazie. Probabilmente la linea dura non gli porterà voti ma, se non altro, anche a Como ritroveremo il gusto squisito della buona educazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA