Per fortuna che Beppe Servergini non ci sarà alla prossima edizione di ParoLario, in programma dal 29 agosto al 6 settembre.
Nulla di personale contro il popolarissimo (e nerazzurrissimo) giornalista-scrittore, ma la sua presenza alla kermesse, che l’anno scorso richiamò quasi duemila persone, avrebbe rischiato di trasformarsi in un problema di ordine pubblico tale da esporre Como a una figuraccia nazionale. Che, tuttavia, non è affatto esclusa, considerando il programma del festival davvero ricchissimo, come è stato detto ieri alla presentazione. Mauro Corona, Ferzan Özpetek e Monica Guerritore, Elisabetta e Vittorio Sgarbi, Gualtiero Marchesi, Maria Rita Parsi: sono solo alcuni degli ospiti più popolari (ovvero noti anche al grande pubblico, quello che guarda la tv), ma se ne potrebbero citare almeno altri cinquanta in grado di riempire la sala. Intendendo per “sala” quella che era stata la sede centrale di ParoLario negli ultimi tre anni: il salone di Villa Olmo, con i suoi 300 posti a sedere, cui se ne aggiungevano altri cento e più nelle due stanze laterali collegate in videoconferenza e un numero incalcolabile tra l’atrio e il parco quando, per gli eventi clou, si aprivano le portefinestre e si metteva uno schermo anche all’esterno. Quest’anno la nota dolente della rassegna è proprio la location: Villa Gallia, con una sala di poco meno di 100 posti, cui al massimo se ne potranno abbinare 40 nella saletta attigua. Verrà riproposto anche lo schermo esterno, sperando che il meteo sia più clemente che in questo mese di luglio, che ha costretto un’altra rassegna di punta cittadina, il Lake Como Film Festival, a trasferire una significativa parte della sua programmazione dall’Arena all’interno del Teatro Sociale.
Ieri, seduti allo stesso tavolo per presentare l’iniziativa alla stampa e alla città, l’assessore alla Cultura del Comune di Como, Luigi Cavadini, e il presidente di ParoLario, Glauco Peverelli, non hanno nascosto, pur facendo sfoggio di un aplomb quasi anglosassone, il disaccordo sulla scelta dell’amministrazione di sfrattare il festival letterario da Villa Olmo per “spostare in avanti”, e prolungare fino al 16 novembre, la grande mostra “Ritratti di città”, finora piuttosto piccola nei numeri (in media 91 visitatori al giorno). Ormai le polemiche non servono a nulla, visto che tutto è stato deciso ed è già in atto, ma è fondamentale lanciare l’allarme e gettare subito le basi perché l’anno prossimo si agisca diversamente, non solo nella gestione del rapporto tra grande mostra e ParoLario, ma più in generale degli eventi culturali in città.
Como sta dando prova di avere le risorse (umane) per passare da città post industriale in crisi a meta in ascesa dei turisti del “bello”, quelli che si muovono per i panorami, i monumenti e le iniziative culturali. In pochi anni sono sorti rassegne e festival di qualità almeno nazionale che coprono tutte l’estate e qualcosa di più, da fine giugno ai primi di ottobre (dal Festival Como Città della Musica a Orticolario, da ParoLario al Lake Como Film Festival, più le mostre come Miniartextil e le new entry “Como jazz”, attualmente in corso, e festival del burlesque in programma la seconda settimana di settembre). Ma in un periodo in cui scarseggiano invece le risorse economiche è più che mai necessario puntare su sinergie (un esempio positivo è rappresentato proprio dai festival della musica e del cinema che ruotano attorno al Sociale) e senso dell’ospitalità: due virtù di cui Como difetta un po’. Ben venga il maxi intervento su Villa Olmo finanziato da Fondazione Cariplo (tre anni di lavori con primo lotto per l’Expo), ma poi servirà tanta buona volontà da parte di tutti per trasformarla in una “Casa della cultura” dove le iniziative possano coabitare, moltiplicando il potere attrattivo. Se no, i fiumi e i rivoli in cui si stanno dividendo le energie culturali lariane rischiano di disseccarsi.
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