La droga in classe
La scuola si muova

Ragazzino spacciatore arrestato a scuola». Una notizia sempre meno rara nelle cronache dei nostri giornali. Notizia che fa scalpore, ovviamente e per fortuna, ma che non deve stupire.

Nelle scuole la droga si spaccia e si consuma, questa è una realtà sotto gli occhi di tutti, Ma è una realtà sottovalutata o, peggio, sopportata. Presidi ed insegnanti lo sanno e fanno quel che possono. Ma è altrettanto vero che è rarissimo che sia la scuola stessa a denunciare il fenomeno e a chiedere l’intervento della forza pubblica. Il problema non riguarda solo la scuola. C’è una mentalità che pervade storicamente la nostra società; pensare che uno spinello, in fondo, sia il male minore. Quale sia il grado di disagio che porta all’uso di una droga, poco importa, Quale sia il messaggio che queste generazioni di ragazzi lanciano a noi adulti, poco interessa. In fondo le droghe leggere non creano allarme sociale, non creano eccessivi imbarazzi e quindi si possono sopportare. Ma questa è una mentalità profondamente sbagliata che ha creato danni enormi nel corso degli anni.

Lo spinello oggi, ed è questo il dato preoccupante, è quasi un segno di riconoscimento di una generazione. L’ultimo rapporto del Dipartimento antidroga snocciola dati che parlano da soli. L’indagine condotta tra 35mila studenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni, ha dimostrato che quasi il 25% fa uso di hashisc o marijuana. E accanto a questo c’è un altro dato inquietante. Di fatto la vendita è legalizzata: esistono oltre 800mila siti internet che vendono sostanze e ne promuovono l’uso e la fascia di età che più utilizzata Internet e frequenta i social network è proprio quella tra i 15 e i 19 anni. L’indagine ha dimostrato che, accanto alle cannabis, su questi siti sta esplodendo un nuovo mercato di droghe sintetiche. Oltre 250 nuovi tipi di droghe in entrata, via Internet, in Italia e in Europa. Non serve quasi nemmeno più spacciare a scuola o andare a comprare il fumo in piazza. Si compra tutto in rete, senza correre rischi.

In questi anni si è evitato di affrontare il problema. Nella società, sui giornali, dentro la scuola, di droga non si parla o si parla pochissimo. Si è semplicemente accettato che il fenomeno diventasse quello che è oggi. Non si parla di hashisc e marijuana, come non si parla di ecstasy. Si fa finta di non sapere che i nostri ragazzi possono entrare nella maggior parte delle discoteche di questo Paese e trovare tutto quello che cercano. In fondo che fastidio danno? In loro non c’è nessuna consapevolezza della gravità di ciò che vivono. Nessuno a scuola e in famiglia, gli chiede conto. Nessuno cerca di capire perché, nessuno ha il coraggio di dare un giudizio. E loro sono totalmente incoscienti. Lo vivono come un’ovvietà, spesso ci arrivano per imitazione, perché è l’unico modo per essere accettati e non finire nell’angolo.

Ma allora che fare? Bisogna tornare a parlarne a scuola e in famiglia, avere il coraggio di riaffermare che l’uso di droghe è sempre un di meno, mai un di più. Che non serve per vivere, non serve a sentirsi diversi da quello che uno è, non serve nemmeno ad accettare una realtà che sembra nemica e lontana. Semplicemente non serve. Bisogna avere davanti adulti che abbiano il coraggio di guardarli in faccia, di volergli bene per quello che sono. Perché è così: se uno si sente voluto bene, non ha bisogno di altro. Avere 15 o 17 anni, in una società che si è costruita sull’apparire piuttosto che sull’essere, non è facile. E’ invece facile perdere una sfida che si rifiuta e cercare fuori dalla realtà, il senso della propria vita. Soprattutto se non si hanno maestri da guardare e a cui chiedere aiuto.

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