La grande riforma?
Rispettare le regole

La triste vicenda che ha coinvolto il ministro De Girolamo dimostra, ancora una volta, l’ampiezza della mappa corruttiva che ammorba la politica nazionale, da taluni definita “gelatinosa” per la sua opacità ed estensione.

La macchina della politica continua ad avere, ancora oggi, un disperato bisogno di denaro come se, nelle moderne democrazie di massa, le idee fossero diventate inutili orpelli da esibire nei talk show: tutti fingiamo di non sapere che, in realtà, la partita si gioca altrove.

Nessuno avrebbe mai immaginato di rimpiangere il vecchio, esecratissimo, notabilato della Prima Repubblica che aveva almeno il pudore di salvare la forma: anche il più farabutto dei politici si preoccupava di avere uno stile. La politica italiana, in centro e periferia, è diventata da tempo un miserando ricettacolo di lestofanti e di affaristi del tutto incuranti dei problemi del cittadino. Professionisti di scarsa dottrina, faccendieri e reggicoda di partito, hanno concorso a creare uno spaventoso degrado etico nel paese che oggi appare irrimediabilmente privo di anticorpi.

Vicende come quella del ministro De Girolamo, giovane donna che immaginavamo distante dalle antiche magagne clientelari, dimostrano non solo le dimensioni del fenomeno corruttivo ma anche la mistificazione di quella retorica giovanilista astutamente proclamata da Matteo Renzi il quale finge di ignorare che l’onestà non è un fatto anagrafico. Vero è, di contro, che tanti nostri giovani risultano essere già “vecchi” e scafati (proprio come il ministro), e denotano una spiccata inclinazione a frequentare le amicizie “giuste”, le associazioni che “contano” e il partito “vincente” che può dispensare incarichi, offrire visibilità e laute occasioni di ascesa professionale. Occorre prendere atto che i modelli culturali celebrati in questi anni costituiscono il vero “humus” da cui trae origine l’abisso morale in cui è precipitato il nostro paese. La corruzione è il distillato di questa operazione culturale che preesiste nel corpo sociale e che poi, per osmosi, viene trasfusa nella politica.

Purtroppo, dobbiamo ammettere che, vent’anni dopo Tangentopoli, non è ambiato nulla nel nostro costume quotidiano. Il cittadino italiano seguita tuttora a coltivare una strana concezione delle regole che possono essere piegate ad una logica privatistica anche a scapito dell’interesse generale. Questa è la vera “Grande Riforma” di cui ha il paese ha bisogno che è una riforma di comportamenti quotidiani, di “ethos”, di civiltà. Pertanto, la smetta Matteo Renzi di coltivare questo assurdo conflitto tra generazioni che, in modo manicheo, vorrebbe certificare l’affidabilità politica e morale di ogni cittadino fondandola grottescamente sull’età.

L’esempio del ministro, e di tanti altri giovani rampanti della nostra politica, dimostrano che il nostro sistema è talmente malato da rendere necessario un intervento che richieda il concorso dei più bravi e meritevoli, senza artificiose distinzioni anagrafiche. Potrà essere anche un’ovvietà, ma è sempre bene tenerla a mente perchè, a forza di volare troppo in alto, spesso si finisce per perdere di vista le verità più elementari.

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