Ancora una volta il Vangelo della Pasqua ci annuncia la Risurrezione del Signore. È l’evangelista Giovanni a descriverci la scoperta del sepolcro vuoto. Maria di Magdala è la prima a trovare la pietra ribaltata e forte è il suo smarrimento. Eppure non si ferma a cercare una spiegazione da sola, ma corre indietro e raggiunge gli altri, Pietro e Giovanni. Entrando nel sepolcro il mistero si tramuta in fede: “videro e credettero”. Il complesso racconto con il quale l’evangelista ci descrive quanto accadde quella mattina ci mostra che la Pasqua è un evento ecclesiale, che non possiamo vivere da soli. E che non possiamo tenere per noi. È una gioia da condividere, è un dono di cui rendere partecipi anche gli altri: “Testimoni e annunciatori della misericordia di Dio”. Questo è il titolo che sta accompagnando la nostra Chiesa nel percorso del Sinodo diocesano, che sta muovendo i suoi primi passi, e che sentiamo particolarmente vero in questi giorni di Pasqua.
Gesù Cristo è risorto dai morti ed è diventato il Signore del mondo: ha vinto la morte, ha trasformato l’odio in amore, ha sconfitto il male col bene, ha redento l’umanità. Con la sua fede semplice, ma non ingenua, un bambino, incontrato nei giorni scorsi, ha definito la risurrezione di Gesù come il «premio che Dio Padre gli ha regalato» per essere morto in croce per noi, peccatori. È una definizione della Resurrezione lucida e precisa, che solo un puro di cuore, cioè un bambino, poteva dare. Qui c’è tutto il significato della Pasqua, che oggi celebriamo.
Gesù è la risposta a una delle domande esistenziali del nostro tempo, specie fra i più giovani. “Chi può meritare, ancora oggi, la nostra fiducia?”… La merita chi viene dalla morte e l’ha distrutta. La vittoria di Cristo sulle tenebre del male ci persuade a riconoscere in Lui l’unico che merita tutta la nostra fiducia, tanto da affidargli l’intera nostra vita e le nostre scelte. Egli ha preso su di sé, volontariamente, liberamente e per amore, le situazioni di morte e di peccato, affinché siamo assorbiti dalla Vita.
Mi auguro che questa forza vivificante della Risurrezione possa trasformare i nostri cuori, lenti a credere nella potenza dell’amore, per generare in noi il desiderio sincero di costruire una “terra nuova”, frutto dell’impegno solidale e appassionato di tanti nostri fratelli e sorelle in umanità. Così, nelle nostre comunità cristiane, può esplodere la “cultura del dono”, quella che si apprende in famiglia, a partire dal reciproco “prenderci cura” reciproco, una cultura che si respira nei luoghi di solidarietà e di impegno per gli altri, dove il dono di sé diventa assunzione di responsabilità, partecipazione attiva e creativa, quale contributo di condivisione alle fatiche altrui.
Gesù si è donato per noi. La consapevole gioia di questo amore misericordioso sciolga le nostre resistenze, per diventare attenti all’altro, compassionevoli anche con quanti non amiamo abbastanza, miti con quanti ci sono ostili, offrendo loro, con il perdono e la pace, anche una vera riabilitazione, che permetta a ciascuno di essi di rinascere, di ricominciare.
Auguro a ciascuno che la Santa Pasqua sia l’alba di un giorno Nuovo.
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