Letta ostenta sicurezza: “L’Italia è più stabile di quanto ci si aspetti. Non ci saranno terremoti”. Berlusconi assicura che il governo è al riparo da un’eventuale sua sentenza di condanna.
Persino la presidente della Camera, esponente del Sel, un partito interessato a far cadere l’esecutivo delle larghe intese, si dichiara convinta che “singoli casi giudiziari non debbano interferire nella vita delle istituzioni”. Dovremmo concludere a questo punto che dall’atteso pronunciamento della Cassazione sulla compravendita dei diritti tv Mediaset la politica non deve temere
nulla? A dare ascolto alle dichiarazioni e ai propositi delle massime istituzioni, addirittura del diretto interessato, dovremmo rispondere affermativamente. Ma un conto sono gli auspici, un altro la logica delle cose. È evidente che tutti i partner della maggioranza, per quanto alleati nemici, giustamente tremano alla sola idea che l’Italia sprofondi nell’ingovernabilità, convinti come sono che finirebbe per diventare facile preda della speculazione internazionale. Nessuno ama questo governo ma tutti sanno anche che al momento non ci sono alternative praticabili. Nemmeno, con ogni probabilità, in caso di un nuovo passaggio elettorale, ammesso e non concesso che Napolitano lo consenta. Ne consegue che non c’è da temere nessun affondo portato di proposito alla stabilità del governo. Non è solo questione di senso della responsabilità. C’è di più: nessuno ha interesse ad una destabilizzazione politica.
Il primo a sapere che dalla crisi non ha nulla da guadagnare, anzi che probabilmente ha tutto da perdere è il Cavaliere. Anzitutto, come fa ad essere sicuro che le attestazioni di fiducia, anzi di piena solidarietà, esternate dai suoi colonnelli alla vigilia del verdetto giudiziario siano confermate il giorno dopo della sua messa fuori gioco dalla politica? Inoltre, volgendo lo guardo al fronte opposto come può sperare di fermare Renzi, una volta sicuro di poter sfondare tra le file nemiche? Chi tra i democrat avrebbe la forza di arginare la scontata pressione che scatterebbe sul popolo di sinistra da parte di Grillo? Perso per perso, a Berlusconi conviene fare la parte della vittima e lasciare ad altri l’iniziativa di spingere il paese nel caos.
Paradossalmente, però, anche il Pd non è affatto sicuro che una condanna definitiva dell’odiato avversario risolva finalmente i suoi problemi. Anche ammesso che l’interdizione dai pubblici uffici metta fuori gioco il temuto concorrente; anche concesso che il popolo del centrodestra, orfano del suo condottiero, venga risucchiato dal vortice dello scoramento e non abbia né la forza né il tempo per ricompattarsi dietro un comandante di cui non si intravedono nemmeno le sembianze: anche nell’ipotesi migliore è sicuro il partito di Epifani di riuscire a convincere gli italiani della bontà delle sue proposte solo perché la magistratura gli ha sgombrato il campo dell’esercito nemico? Inoltre, quale proposta politica potrebbe avanzare per riuscire a conquistare nuove fasce di elettorato, soprattutto tra le schiere scompaginate dei moderati, nel momento in cui al suo interno acquisterebbero slancio i più agguerriti fautori di una definitiva resa dei conti con la destra?
Una volta messo in chiaro che a nessuno dei due maggiori partiti conviene puntare allo scasso, resta il fatto che la politica si fa con la testa, ma talora anche con la pancia che anzi talora prende il sopravvento. Come si può esser sicuri che lo stesso Cavaliere resti fermo nei suoi propositi se, al richiamo dei falchi che popolano il suo entourage, la piazza di destra invocasse ritorsioni contro la persecuzione giudiziaria del proprio leader? E come potrà la dirigenza democrat non farsi travolgere dalla rabbia di quanti già ora non sopportano l’innaturale convivenza con il nemico storico e che, all’indomani della sua condanna, giudicherebbero intollerabile restare a braccetto con un condannato? La magistratura, si ripete continuamente, è indipendente dalla politica, deve giudicare nel solo rispetto delle leggi, ma in poche occasioni come la presente si può star certi che senta sulle proprie spalle il peso della responsabilità del momento.
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