La politica, gli sprechi
e le bische di Stato

Secondo un’indagine della Uil la politica in Italia costa 23,2 miliardi di euro all’anno, l’1,5% del Prodotto interno lordo. Di politica vivono un milione e 100 mila persone. Il tutto costa 757 euro all’anno ad ogni contribuente. E quindi? Quindi di fronte al fatto che la politica non ha intenzione di tagliarsi nemmeno un cent, tocca trovare i soldi per proseguire negli sprechi. Bisogna insomma, fare cassa a tutti i costi. Come, non importa.

Nemmeno se si sceglie una strada drammaticamente sbagliata e pericolosa, rivolgendosi a persone affette da quella patologia che si chiama gioco d’azzardo e che, nel nostro Paese, sta facendo migliaia di vittime.

E’ tutto scritto nella famigerata legge di Stabilità, quella che dovrebbe farci fare bella figura in sede europea, con i conti tornati a posto. Ebbene in quelle carte c’è scritto e deciso l’aumento delle Sale Bingo e, peggio ancora, delle Videolottery, macchinette mangiasoldi come le slot machine, collegate in rete, con la possibilità di incassare, uniche nel loro genere, banconote da 500 euro.

Il governo conta di mettersi in tasca, grazie al gioco d’azzardo, 145 milioni di euro. Quaranta milioni dal rinnovo delle concessioni per nove anni e 105 dalle 7000 nuove videolottery che si aggiungeranno alle 50.000 già esistenti. Nessuno se ne è accorto ma il tutto è già stato scritto, letto e controfirmato.

Non bastasse questo, sempre nell’intento di fare cassa, il governo la scelto la strada migliore per risolvere il contenzioso con le società che gestiscono il mercato del gioco d’azzardo. La Procura della Corte dei Conti aveva stabilito un risarcimento nei confronti dello Stato, da parte delle società che gestiscono le sale slot, fissato in 98 miliardi di euro per non avere collegato le macchinette ai sistemi informatici del ministero. Una cifra da capogiro che avrebbe certamente sistemato qualche conto. Il procedimento è ancora pendente ma il governo ha pensato bene di chiudere la vicenda con una richiesta di 70 milioni, nemmeno l’uno per cento di quanto sarebbe dovuto entrare nelle casse dello Stato. Una vera sanatoria che qualcuno ha letto come un favore alle società che gestiscono l’azzardo e che rappresentano la terza azienda italiana.

Nelle scommesse legali gli italiani hanno speso 79 miliardi nel 2011, sedici volte il business che produce Las Vegas. La spesa media in scommesse per abitante maggiorenne, è stata di 1580 euro nel 2011, il 13% del reddito. Il tutto mentre i Comuni stanno cercando disperatamente di trovare delle strade per limitare e regolamentare il gioco d’azzardo che sta mietendo sempre più vittime tra i cittadini, soprattutto i più deboli, tra pensionati e capi famiglia rimasti senza lavoro.

Ma si sa il business è business. E la politica, con quel che spreca, deve pur trovare il modo di far quadrare i conti.

Anche con decisioni fatte a spese dei poveracci che poi verranno riconosciuti come malati. Insomma lo Stato biscazziere si curerà di loro, ma non prima di averli spennati.

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