La scuola insegni
a capire la rete

Violenza e illegalità sono figlie dell’ignoranza. Basterebbe leggere la “dotta” prosa dei pizzini vergati dai mafiosi per comprendere che la conoscenza e la cultura potrebbero essere ottimi antidoti alla bestialità che sottende ogni prevaricazione. Ma anche senza essere costretti a scomodare le stragi di mafia, l’assunto iniziale resta comunque valido se applicato al quotidiano incedere di spunti di cronaca apparentemente più banali: ad esempio i vandalismi gratuiti, il bullismo di chi se la prende con chi crede più debole, le violenze in genere. Tutto si nutre di ignoranza. Una ricerca effettuata alla Foscolo di Como - i cui risultati sono esaurientemente raccontati da Sergio Baccilieri nelle pagine dedicate alla scuola - alza il sipario su una delle maggiori paure che agita il sonno dei genitori di questa generazione digitale: il lato oscuro di internet.

Un ragazzo su dieci della scuola secondaria comasca ha infatti ammesso di aver utilizzato i social network per intimorire o molestare o creare imbarazzo a qualche compagno; uno su quattro ha riferito di aver usato internet per scrivere cose false e uno su tre ha detto di essere stato contattato da sconosciuti. La Rete, con la sua capacità di attrazione e allo stesso tempo le sterminate potenzialità, è il nuovo luogo di aggregazione per molti ragazzi. Su Facebook i giovani formano la propria personalità, su ask sfogano la loro rabbia, sulle chat costruiscono le loro “amicizie”. E tutto questo universo è allo stesso tempo l’yin e lo yang di ciò che sono i nostri giovani, ma al contrario di ciò che avviene nella filosofia cinese, qui il bianco e il nero è pericolosamente in disequilibrio. E questo proprio a causa dell’ignoranza.

Da sempre l’ignoto è fonte di paura e di trasgressione. Smarrire il senso profondo di quel che è giusto fare ed essere è facile quando ci si confronta con ciò che non conosciamo. Per questo motivo la ricerca della Foscolo non stupisce più di tanto. Perché nel Millennio dell’elettronica, di internet, del mondo digitalizzato le nostre scuole sono ferme alla preistoria. Chiedere ai ragazzi un uso intelligente della Rete è come pretendere di sapere pilotare un F35 solo perché si è visto un film di guerra.

Internet e il computer nelle nostre scuole sono ancora oggi un oggetto misterioso. Fortunate sono infatti le classi che hanno abbandonato la lavagna con i vecchi gessetti colorati per una più moderna lim (la lavagna interattiva e multimediale), altro che lezioni sull’utilizzo del web. Il digitale, è l’amara ammissione di un dirigente scolastico, è per pochi. Eppure è proprio questa assenza a trasformare la Rete in quel buio oltre la siepe che turbava l’esistenza dei giovani degli anni Sessanta. Il buio oltre la testiera dei giorni nostri non è molto diverso.

Ciò che sconcerta è che, ancora una volta, lo Stato alza bandiera bianca mentre il privato copre le voragini lasciate dall’istruzione pubblica. È il caso del Casnati, scuola parificata che dal prossimo anno dirà addio ai libri (tra l’altro grazie ai finanziamenti dei bandi della Regione Lombardia sulla generazione web). Tutti gli studenti studieranno su iPad e computer, i libri saranno in formato elettronico. E internet non sarà più un compagno sconosciuto, ma un docente.

I ragazzi impareranno a usare la Rete. E, c’è da scommetterci, le conoscenze che acquisiranno grazie alla scuola ridurranno il bullismo digitale e l’uso distorto dei social network. Perché non ci sarà più il paravento dell’ignoranza.

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