Oggi è l’Arabia, domani un altro Paese che chiamerà. Ma non un’azienda, un gruppo intero.
La forza del messaggio lanciato da un Cantù è questa: se ho un’occasione, una fortuna meritata, vado a dividerla con il mio territorio. Perché è giusto, ma non si tratta di buonismo o campanilismo: perché so che lì si produce il meglio e quindi si fa solo una splendida figura. Foriera di altri affari.
Il gesto del designer Pierre Busnelli non è una cometa, che attraversa il cielo brianzolo, insomma. Lui ha compiuto un gesto importante e l’ha fatto in un terreno seminato attentamente dalla categoria. Anzi dalle categorie, perché venerdì sera da Riva1920 il progetto di Brianza Imprese ha cambiato volto e nome coinvolgendo anche altri settori.
Chi arreda, ha bisogno di chi produce tessuti. Di chi compie le sue meraviglie quotidiane nel campo metalmeccanico, senza finire in vetrina. In comune hanno la competenza, la creatività che ieri ha lodato l’assessore regionale Mario Melazzini arrivato a Como e deciso a visitare anche le aziende, capace di stupirsi per la loro resistenza coraggiosa e mai gridata.
Ma questi imprenditori sono uniti anche da una considerazione, che ben ha espresso Andrea Tagliabue: lamentarsi è lecito, incavolarsi per gli ostacoli disseminati sul cammino dall’apparato pubblico è comprensibile. Solo, non serve.
Molto meglio scrollarsi di dosso il malumore, uscire, confrontarsi, decidere di ascoltare qualcun altro. Se lo si fa può accadere di tutto. Persino che un designer bussi e dica: «Venite ad arredare ville e hotel in Arabia con me?».
E questa zona suggestiva e ricca, affascinata dal made in Italy e in particolare dai mobili brianzoli, evoca un’immagine. Quella dell’araba fenice, che risorge ogni volta dalle sue ceneri.
Il nostro distretto dell’arredo non ha la minima intenzione di passare da questa traumatica fase, anche se purtroppo tanti, troppi sono caduti. Specialmente le botteghe artigiane, che non riscuotono mai il clamore della cronaca; quindi la loro scomparsa si avverte in modo tardivo e incompleto.
Piuttosto, ha voluto dare fuoco a quella rabbia che ha dentro, ben motivata. Alle origini, infatti, la consapevolezza di produrre il meglio e di essere frenati dal proprio Paese, tanto che è sempre più costretto a esportare per sopravvivere. È il lamentarsi che è andato in cenere e da esso è nata una determinazione più forte. A provare a unirsi con maggiore compattezza, nelle varie formule che ci sono.
Come ha fatto il Clab con Promos, portando a Cantù tante aziende per confrontarsi con chi all’estero può abilmente guidare.
E come è accaduto giovedì sera e in futuro vuole essere ancora così: mettendo insieme degli imprenditori in un dopocena, convincendoli a convogliare problemi e opportunità. A volte succedono cose da Mille e una notte, come un mega affare in Arabia; altre, occasioni meno eclatanti ma da afferrare. Perché gli imprenditori brianzoli non stanno lottando per favole, bensì per sopravvivere.
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