Il mercato interno: era diventato il nostro miraggio e anche se a ogni statistica sull’export, manifestavamo massima riconoscenza all’estero, ci rimaneva quel senso di insoddisfazione. Non un mero stato psicologico, perché ci era chiaro il messaggio: finché non si sblocca la domanda in Italia la parola ripresa è bandita.
Ieri una serie di dati, a livello nazionale come pure provinciale, ci hanno ispirato un ottimismo con radici più salde. Senza illusioni, si intende, perché le criticità restano sotto gli occhi di tutti. Uno sguardo nel tessile, a Como, lo conferma. Ci sono aziende che volano, anche in Borsa, e nelle stesse ore in altre due imprese 130 dipendenti rischiano di rimanere senza lavoro.
Le isole felici rimangono nei sogni, ma è pur vero che l’incubo di questi anni sembra stemperarsi. E qui si incontrano analisi fresche, che raccontano una situazione dai risvolti molteplici.
Il dato che ci preme - per ciò che sottolineavamo all’inizio - riguarda Como. La domanda interna che cresce, per un numero più autorevole di imprenditori. Ben vengano gli ordini dall’estero ugualmente consistenti, ma è il primo aspetto quello che accende le speranze maggiori. E questo dopo un inverno nel segno della cautela, perché il nuovo anno non era cominciato con quella marcia in più che tutti auspicavano, anche sotto la spinta di un 2014 meno pesante.
Sempre ieri, l’Istat ha comunicato però i numeri relativi al primo trimestre 2015. E ne ha tratto delle considerazioni. Il Pil è cresciuto dello 0,3% rispetto all’ultima parte del 2014 e si tratta di un risultato che supera le attese.
L’economia italiana volta pagina e torna a crescere con un ritmo che non si vedeva da quattro anni: è il verdetto sulla base delle statistiche. La recessione sembra allontanarsi, si osa affermare.
Ma attenzione, i contrasti permangono. Prima di tutto, sul mercato del lavoro: quest’ultimo si è mosso a sua volta, anche grazie al Jobs Act e alle misure che hanno permesso un alleggerimento per le imprese che volevano (e potevano) assumere. Forse anche per questo la domanda interna respira un poco. Figurarsi se andasse in porto il sogno comune di imprenditori e sindacati: un cuneo fiscale alleviato, con i soldi versati non in gran parte al fisco, ma anche ai lavoratori.
Questa però è un’altra storia. Intanto portiamo a casa la crescita delle assunzioni. Senza dimenticare però che - come sta accadendo appunto a Como - ci sono tuttora aziende che chiudono e che hanno ferite non facilmente curabili.
E ancora, l’Istat mette in guardia su un pericolo continuo: quello della deflazione. Non solo: tornando sul territorio, Unindustria non nasconde certo un altro problema, per cui non si vedono miglioramenti. Si tratta delle insolvenze. Anche qui, i pagamenti non si sono messi in riga (e lo Stato, nonostante tutto, non è diventato un angioletto in questo senso) e quindi le criticità permangono per le aziende. Specialmente per le più piccole.
Il monito finale del presidente Francesco Verga non a caso è rivolto alle banche: c’è maggiore liquidità, si mandi un segnale di sostegno concreto alle aziende.
Perché queste lo meritano. Ieri Metta World Peace ne ha visitate due storiche e da campione ha riconosciuto i campioni: «Tessuti stupendi». La sua predilezione è andata a una seta color argento. Como ha sempre saputo brillare, anche nel buio di questi anni. Adesso chiede a tutti di crederci.Perché è vero che qualcosa si muove e (ri)cominciamo a sperare. Ma di gelate dopo primavere vere o presunte, ne abbiamo già vissute.
© RIPRODUZIONE RISERVATA