L’aria è inquinata
Ma possiamo ignorarlo

Sino a qualche anno fa ogni weekend, specie d’inverno, il dubbio era sempre lo stesso: “C’è il blocco?” Poi, d’incanto, ci siamo dimenticati dell’inquinamento dell’aria e di tutto l’armamentario di cui a suo tempo ci siamo dotati per tentare di limitare i danni. In un baleno, cessata la perentoria indicazione della Regione, i sindaci, specie quelli dei capoluoghi, hanno mandato in soffitta targhe alterne e stop alle auto.

Cos’ha determinato questo repentino cambio di stagione politica? Vari i fattori che hanno contribuito all’oblio dei provvedimenti anti smog. Ha fatto il suo il meteo: per un paio d’anni abbiamo avuto inverni mediamente più piovosi, ci sono state cioè condizioni atmosferiche poco favorevoli alla concentrazione degli inquinanti. Ma il fattore principale è quello scattato nella testa di tutti noi che di fronte alla soppressione di misure impopolari ci siamo via via autoconvinti del fatto che non fossero più necessarie. Ovviamente si trattava di una beata illusione, è bastato un mese di alta pressione, un fenomeno tipico dell’inverno lombardo, per far riportare il tema in primo piano. Ne stanno parlando i cittadini e se ne occupano pure gli amministratori cittadini: domani la giunta comunale valuterà se e come intervenire.

Sul tavolo c’è l’ipotesi di istituire un servizio di bus navetta per agevolare lo spostamento in centro con i mezzi pubblici. La logica è quella di incentivare gli automobilisti a parcheggiare a Muggiò o a Lazzago per poi salire su un minibus che garantisca un collegamento rapido con il centro, rapido per modo dire, va da sé, visto che non ci saranno fermate lungo il tragitto ma nemmeno ulteriori corsie riservate per evitare le code. I cittadini saranno invitati a lasciare l’auto in periferia, nessun obbligo così come invece era in passato quando i vigili bloccavano i veicoli alle porte della città. Ora, è aperto il dibattito sulla reale utilità di fermare le auto in un ambito limitato quale può essere quello di una singola città, ma è certo che l’intervento al vaglio ora sia notevolmente più blando di ciò che solo qualche anno fa era la prassi. Su questo bisognerebbe fare chiarezza senza ambiguità perché c’è un’evidente contraddizione tra la denuncia, ribadita oggi con forza, dei gravi rischi per la salute derivanti dall’esposizione all’inquinamento dell’aria e la scelta di interventi tanto leggeri. O si è esagerato nel passato con l’allarme sanitario e soprattutto con la correlazione inquinamento-traffico veicolare. E se è così bisogna dirlo con chiarezza. Oppure qualcosa non torna di fronte a interventi basati interamente sull’adesione, tutt’altro che scontata, dei singoli cittadini.

C’è poi un altro elemento che non convince nella strategia del Comune. Non è accettabile affrontare materie del genere con un passo così lento. Situazioni di emergenza sanitaria vengono in genere gestite da un’ora con l’altra. Ora invece si ipotizza oggi per decidere, forse, dopodomani, quando la qualità dell’aria è pessima da una settimana almeno. Il rischio, evidente, è di far scattare anche quel poco che c’è in agenda, quando non ce ne sarà più bisogno.

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