È davvero cambiato tutto. Chi avrebbe mai pensato, anche solo qualche anno fa, che Daniele Brunati, il patron della Città dei Balocchi, e Gianstefano Buzzi, punto di riferimento a sinistra dai tempi del Pci, un giorno si sarebbero trovati vicini di tavolo, a un’assemblea politica, per parlare di Como, del suo futuro, di ciò che occorre fare per aumentare la sua capacità di richiamo culturale e turistico? I promotori della Lariopolda hanno avvertito, prima di tutti gli altri, che in un periodo di grandi trasformazioni qual è l’attuale, ci sono tutti i presupposti per spingersi là dove mai prima nessuno ha osato. E Como, almeno per un giorno, si è trovata ad essere sede di un vero e proprio laboratorio politico. Sul tavolo, anzi sui tredici tavoli in cui è stata organizzata la giornata, è stato prevalente almeno per il momento uno stato di confusione creativa. Vedremo se il successo di ieri porterà a una svolta vera oppure se risulterà effimero e durerà giusto il tempo dell’eco sui media, così come gufano i marpioni della vecchia politica. Di certo l’iniziativa è una novità assoluta, forse anche a livello nazionale, ed ha saputo declinare con efficacia l’appello di Renzi affinché il Pd diventi sempre di più una forza aggregante, capace di dare rappresentanza anche alle aree sociali tradizionalmente lontane dal centrosinistra; una forza a vocazione maggioritaria, quel partito della nazione che sa parlare a tutti, in grado di rivolgersi tanto ai riformisti della Cgil quanto agli imprenditori. Ed è curioso che questo progetto sia stato avviato proprio a Como dove la sinistra è stata quasi sempre in minoranza sviluppando negli anni una particolare abilità nel cercare di farsi del male e non a caso ha collezionato una lunga serie di sconfitte.
Ci sono almeno un paio di altri elementi di interesse nell’incontro di ieri a Lariofiere.
Primo, ai tavoli si è vista una percentuale di vecchio ceto politico notevolmente inferiore rispetto a quanto hanno saputo fare in passato altre iniziative simili. C’erano tanti comaschi, invece, che non solo non hanno in tasca una tessera di partito ma non hanno mai nemmeno avuto idea in passato di dedicare parte del proprio tempo alla politica. In loro, è del tutto evidente, la Lariopolda e il renzismo in generale hanno saputo accendere qualcosa, fosse anche solo una fiammella di speranza e di impegno civile non sarebbe poco.
E poi, altra grande novità, l’approccio concreto, molto anglosassone: si è parlato di problemi concreti e soprattutto con l’obiettivo di mettere a fuoco proposte vere, soluzioni pensate oggi per essere almeno sulla carta realizzate domani mattina. Un approccio, passi il termine antico, riformista anche nello stile. Presente le riunioni delle direzioni provinciali dei vecchi partiti? Bene, qui almeno quei riti inutili e totalmente autoreferenziali sono stati banditi, spazio a interventi brevissimi e zero convenevoli. Almeno il modulo, diciamocelo, è accattivante. Al netto della sovrabbondanza di #hashtag e like sui social, si tratta di un modo di far politica più semplice, accessibile a tutti, quasi divertente. La Lariopolda è un cantiere e gli sviluppi sono un’incognita ma il primo passo è incoraggiante.
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