A volte lo scopriamo dagli altri, quanto siamo davvero bravi. Nel momento in cui il Distretto brianzolo del legno viene fotografato come quello più portato a crescere nelle esportazioni, può sembrare un paradosso.
Ma l’affermazione di Massimo Duroni - uno dei due relatori al convegno del gruppo legno di Unindustria martedì a Como- è stata una sferzata. Perché l’architetto ha raccontato della sua marcia verso il mondo, e di come quest’ultimo continui a chiedere all’Italia di insegnargli ciò che non può veramente mai imparare: uno stile di vita e una capacità di creare unici.
Non è un caso se nell’indagine di OD&M Consulting emerge che gli operai comaschi siano tra i più pagati in Italia. Vale per il tessile, ma anche l’arredo contribuisce a fare la differenza. Professionalità speciali, da tenersi strette, e che non possono facilmente essere trovate altrove.
Anche di saper vendere? Questa rischia di essere un’altra storia. L’orgoglio brianzolo si respira ancora, nonostante i drammi della crisi che ha fatto scomparire soprattutto molte botteghe. Ma persino in questo momento storico in cui ogni angolo del pianeta è un potenziale mercato, non è così scontato riuscire ad agguantarlo e a mantenerlo.
Non lo è, perché quando si deve andare oltre confine bisogna coltivare questa fierezza e nello stesso tempo armarsi di umiltà. Capire che occorre entrare in sintonia con le altre culture perché se fa chic avere mobili italiani (e a maggior ragione brianzoli), i gusti dei cinesi o dei russi possono richiedere variazioni anche pesanti sul tema. Ancora di più, tutto ciò richiede tempo, anche molto tempo, come ha rimarcato la leader degli industriali dell’arredo Daniela Mascheroni.
E il tempo, è proprio uno dei beni che maggiormente sembrano scarseggiare per le imprese asfissiate da mille scadenze.
Ma c’è un ulteriore, e forse più autentico limite, che lotta contro la naturale propensione delle imprese all’export: le loro dimensioni e la scarsa capacità di fare sistema. Intesa Sanpaolo, che ha evidenziato i vantaggi delle reti, ha anche ammesso che a Como questa modalità è ancora poco presente.
Unire le forze abbatte i costi, e non solo. Consente di far confluire creatività diverse, anche nell’aspetto più arduo: quello del marketing. Trovare soluzioni praticabili per assicurarsi l’interesse costante di un mercato straniero verso i propri prodotti. Di più, individuare anche nuove tipologie in questa direzione. Un marketing morbido, si è detto, che magari passi più dalla cena e dalla festa, che da un incontro ufficiale.
La Brianza è già riuscita a fare miracoli, portandosi a casa anche in questo primo trimestre 2015 un ulteriore +12% di export. Lo ha fatto senza un sistema Paese alle spalle, come quello dell’onnipresente Germania. Sì. la Germania che esporta persino più cibo dell’Italia. Ma che sul mobile, pur sapendo sfruttare adeguatamente terreni come la distribuzione, non riesce a star dietro agli italiani. Per il match Colonia- Milano non c’è storia: il Salone del Mobile è la vetrina mondiale, punto.
A Como una maggiore unità di intenti si è riscontrata con la fondazione del Polo del legno per salvare sì i futuri falegnami, ma anche per creare nuove figure come i manager dell’export.
Sentirsi dire oltre il confine «siete i migliori», non deve spingere a sedersi sugli allori. Casomai, a volerlo sempre dimostrare, prima di tutto a se stessi. E meglio se tutti insieme, come sta cercando di fare la Brianza.
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