L’assessore nel blu
dipinto di blu

Lo scajolismo è una nuova categoria della politica molto in voga da quando è entrata in scena la Seconda Repubblica. Tutto è cominciato con l’allora ministro Claudio Scajola che, beccato mentre occupava un’abitazione romana vista Colosseo senza averla pagata, dichiarò che qualcun altro lo aveva fatto a «sua insaputa».

Da lì è stato tutto un dilagare di fatti che coinvolgevano i politici avvenuti a loro stretta insaputa. Un alibi tanto meraviglioso quanto grottesco. Almeno come la politica di basso impero che stiamo vivendo. Da qui a dire che l’aumento delle tariffe nei nuovi posti blu collocati in alcune vie di Como, entrato in vigore nel deserto di agosto senza che da palazzo Cernezzi sia uscita un sola parola per comunicarlo ai cittadini e con l’assessore responsabile, Daniela Gerosa, all’oscuro di tutto, sia una “scajolata”, forse ce ne passa.

Resta tutta, però, la brutta figura fatta dall’amministrazione comunale, amplificata dall’oggettiva impopolarità dell’affaire posti blu. Non solo i cittadini delle strade interessate, magari al rientro delle ferie, si sono trovate le strisce bianche riverniciate. Ma pure con costi più alti di prima. Di questi tempi, per ogni famiglia, qualunque aumento rappresenta un problema, piccolo o grande, da affrontare non senza leggerezza. Qualcuno almeno si sarebbe dovuto prendere la briga di avvisarle. Questione di stile.

L’assessore Gerosa è certo in buona fede quando afferma di non sapere nulla della sortita che pare sia frutto dell’ iniziativa personale di un dirigente del Comune. Ma non è una giustificazione sufficiente per le responsabilità politiche sue e dell’amministrazione. Insomma, se la signora delle strade cittadine si è smarrita nel blu dipinto di blu, non possono essere i comaschi a pagarne le conseguenze.

La mancanza di informazione preventiva sugli aumenti, poi, è un autogol clamoroso per una giunta come quella guidata dal sindaco Mario Lucini, che finora poteva essere criticata su tutto ma non per la mancanza di trasparenza nei confronti dei cittadini. Proprio su questo aspetto era più evidente quel cambio di passo, promesso dal nuovo primo cittadino. Ecco perché la vicenda degli aumenti di agosto è più grande di quanto possa apparire (in fondo si tratta di qualche parcheggio in poche vie). Che poi qualche manina all’interno del palazzo abbia deciso di applicare un provvedimento della precedente ed esecrata (dai successori), giunta di centrodestra e soprattutto dell’assessore alla viabilità suo malgrado più impopolare della storia di Como, Stefano Molinari, appare addirittura paradossale. Altro che cambio di passo, allora. Se davvero aumentare le tariffe dei posti blu serve per fare cassa, perché i Comuni sono alle prese con una stretta finanziaria e una riduzione dei trasferimenti statali senza precedenti, lo si spieghi con la necessaria trasparenza. Certo ai cittadini non potrà fare piacere pagare di più. Specie a coloro che prima, grazie ai parcheggi bianchi, non dovevano sborsare un centesimo.

Ma farlo così di nascosto, approfittando magari di agosto, delle vacanze che sono l’ideale per distrarre, assomiglia a certi trucchetti di una certa politica di cui si potrebbe fare a meno: quella del “se ha le gambe va”. E al cittadino, oltre al portafoglio più leggero, rimane anche la sgradevole sensazione di essere cornuto e mazziato. Insomma, forse sarebbe il caso di metterci una pezza. Perché l’operazione posti blu ha già suscitato abbastanza malumori a Como.

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