In questi giorni a Roma sono avvenuti tre fatti di grande rilevanza: l’elezione del primo sindaco donna, il boom elettorale del Movimento 5 Stelle e la consegna delle cartoline per il lungolago di Como nel quartier generale del presidente del Consiglio.
Pensate che stiamo esagerando nel parallelismo per una comprensibile partigianeria? Seguiteci e forse muterete opinione. Il caso cartoline, infatti, può rappresentare un elemento di innovazione politica forse anche più eclatante degli altri due accadimenti. Per una serie di motivi. Il primo: in un’epoca in cui tutto, anche l’aria che si respira, è 2.0 e la politica è ormai migrata dalle piazze ai social, il successo di un’iniziativa basata su media considerati obsoleti se non archeologici come le cartoline e i giornali è strabiliante.
Successo è stato. E lo conferma l’eccezionale partecipazione di voi comaschi e lettori de La Provincia. In un tempo dove, dopo ogni chiamata alle urne, è tutto uno stracciarsi di vesti per un astensionismo che continua a salire, questa partecipazione alla campagna delle cartoline è un fattore di sorprendente novità. Perché, a pensarci bene, è meno impegnativo recarsi in cabina e mettere la croce su una scheda o scrivere un nome, che non recarsi in edicola, ritirare la cartolina, firmarla e riconsegnarla al rivenditore. C’è stato poi chi si è addirittura preso il disturbo di salire fino a qui, in via De Simoni per non rinunciare a dare il proprio contributo.
Un’azzeccata trovata quelle delle cartoline, basata sull’immagine, non quella stereotipata che offre la tv nei talk show politici, ma quella artistica di Pierpaolo Perretta. Tre pugni nello stomaco, quelle foto, paragonabili forse al celebre urlo di Munch.
Poi quella delle cartoline è un’iniziativa politica che parte dal basso, da quella democrazia diretta di cui tanti cianciano e pochi praticano. La riprova arriva anche dalla partecipazione popolare ai due gazebo allestiti in piazza per raccogliere le vostre firme. E dall’entusiamo registrato. Un’iniziativa tutta in positivo, il cui spirito è stato colto in pieno da una cittadinanza che dimostrato tutta la sua maturità. A dimostrazione che non è tutto pancia e populismo, ma che le persone di fronte a una causa giusta e nobile sanno usare anche la testa. Il vero nuovo che avanza forse è proprio questo. Che per fortuna è stato colto.
Non si è voluto andare contro qualcuno ma per qualcosa, di fondamentale, il rapporto lacerato tra la città e il suo lago. Preso atto che il comune, ancora prima dello tsunami giudiziario era in un vicolo cieco e che la Regione, dopo peraltro aver avallato le scelte di palazzo Cernezzi, rimaneva in una fase amletica sull’eventualità di prendere in mano la patata bollente del cantiere, non restava che rivolgerci alla presidenza del Consiglio, l’unica autorità in grado di fare qualcosa e in tempi si spera non biblici. Le cartoline qualcosa hanno già mosso. Certo hanno contribuito a catalizzare l’attenzione nazionale sul caso Como e ad accelerare le procedure già messe in atto dallo stesso governo con Italia Sicura.
Ma voi e noi non dobbiamo fermarci qui. Adesso vogliamo vedere i fatti. Il vostro investimento di passione e impegno civico deve dare i suoi frutti in fretta. Per questo continueremo a battere sul tempo. Nel giornale e sul sito laprovinciadicomo.it sarà presente un contatore di giorni, che si fermerà solo quando il cantiere potrà ripartire. Ci ricorderà e soprattutto rammenterà a chi deve intervenire che i comaschi sono gente seria e concreta che non vuole perdere tempo. E pretendono la medesima serietà.
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