I nostri figli dovrebbero andare a scuola intonando dei canti alpini: chessò, Ta-pum o Quel mazzolin di fiori. Perché il problema segnalato da alcuni genitori della media Leopardi di Como e comune a quasi tutte le altre scuole, è vero e ben presente a qulle famiglie che hanno figli alle medie o alle superiori. Gli zaini con i libri, che ogni mattina fanno il tragitto casa-aula non sono dissimili da quelli “affardellati” che restano nei ricordi di tante marce scarpinate dalle generazioni della naja obbligatoria.
Quell’onere (o onore dipende dai punti di vista) da cui sono stati esentati gli eredi di quei fantaccini, artiglieri, bersaglieri, ecc... ritorna nel trasporto delle sudate carte su cui i ragazzi devono costruire (si spera) il loro futuro.
Il problema si ripropone tutti gli anni. E guarda caso non c’è buona o cattiva scuola che tenga: la soluzione non arriva mai. Si giunge invece ai paradossi di zaini che, alla prova bilancia, pesano come le ragazze e i ragazzi che se li devono caricare sulle spalle, o alla resa della preside della media in cui è scoppiato il caso che ha dato il via libera al dimezzamento dei libri.
E pensare che gli eBook, o come li volete chiamare, i testi fruibili attraverso quelle tavolette elettroniche dal peso di poche decine di grammi che contendono ai nostri figli il tempo dello studio, sono in giro da un bel po’.
La loro adozione in tutte le scuole del terzo millennio consentirebbe di preservare le vertebre dei figli e un po’ anche i portafogli dei papà e delle mamme. Perché la lista delle spesa di inizio anno scolastico è roba da far tremare i polsi. Dirà qualcuno: la scuola (specie la pubblica), anche quella buona appena istituita dal governo, non hai i quattrini per dotare gli allievi dei supporti elettronici. Obiezione accolta. Ma siamo certi che le famiglie non sarebbero disposte ad acquistare un tablet (ammesso che non lo possiedano già) per tutto il ciclo scolastico dei loro figli corredato con i testi necessari che l’editoria scolastica dovrebbe essere tenuta a fornire anche in forma digitale rispettando le esigenze di piani di studio e insegnanti?
Certo, leggere un libro sulla tavoletta è diverso dal prenderlo in mano. Chi scrive ha le radici ben piantate nel secolo scorso, quello dei freschi inchiostri all’alba, e mai rinuncerebbe al piacere tattile e anche olfattivo della carta stampata. Ma lo studio è un dovere e non un piacere. E si sa che, purtroppo, spesso ai ragazzi i testi da mandare a memoria stanno sulle croste in qualsiasi foggia si presentino.
E allora? Allora ci vorrebbe la politica. Una buona scuola che introducesse e imponesse i libri scolastici digitalo, evitando alle famiglie anche l’onere delle zaino che, quasi sempre, diventa un trolley proprio a causa del peso eccessivo da accogliere, e perciò costa di più. Perché questa faccenda dei libri cartacei e voluminosi nell’era digitale è un’altra mazzata per le famiglie. Quelle stesse che sono sempre al centro dei pensieri dei rappresentanti del popolo in campagna elettorale. Perché la famiglia è la base della società, va tutelata sostenuta rispettata. Poi si aprono le urne e ne riparla la prossima volta.
Possibile che a nessuno sia venuto in mente che la questione dei libri è anche una speculazione sulle famiglie che oltretutto incide su una cosa giustamente considerata sacra come l’educazione dei figli per cui si è disposti a ogni sacrificio?
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