C’è la poetica della canzone del maestro Francesco Guccini (“I vecchi subiscon le ingiurie degli anni, non sanno distinguere il vero dai sogni”) e l’amara trasposizione nell’inaccettabile e odiosa realtà delle truffe agli anziani. Quella di cui diamo conto nelle pagine di Cintura urbana è eclatante per il bottino, stimato in 10mila euro, non per le modalità ripetitive eppure spesso, purtroppo efficaci a beneficio di quegli esseri per cui davvero occorre una razione maxi di pietas affinché si possano ancora includere nel consesso umano. Reati intollerabili che vanno a colpire una fascia di popolazione sempre più vasta e perciò più indifesa dallo Stato e dalle istituzioni. L’aumento dell’aspettativa di vita , lo ricorda Massimo Fini in quel magistrale saggio che è “Ragazzo. Storia di una vecchiaia” non è altro, appunto, che l’allungamento della vecchiaia medesima, una naturale decadenza degli uomini e delle donne che li espone a maggiori rischi, sia sotto il profilo sanitario, sia sotto quello sociale per opera di una parte della società malsana che non si fa scrupoli ad approfittare di debolezze e fragilità.
Sono botte che lasciano un segno indelebile quelle inflitte a nonni resi ingenui dalla senescenza o dall’attitudine a fidarsi del prossimo : molti ,non dimentichiamolo, conservano nella memoria remota, quella che resta con l’avanzare dell’età, il ricordo vivo dell’epoca in cui tutti si conoscevano e, specie nei paesi, le porte di casa restavano aperte. Non a caso, la maggior parte del colpi non avviene nei grandi agglomerati urbani ma in centri meno popolati. Chi è colpito subisce un vulnus ben maggiore dell’entità economica del maltolto, anche se rilevante come nel caso dell’uomo di 82 anni di Montorfano. È uno sfregio all’anima che determina una dolorosa e cupa consapevolezza della propria fragilità e quasi sempre la perdita dei ricordi accumulati in una vita e magari legati a persone care che non ci sono più. E dire che le modalità utilizzate da questi sciacalli che vivono tra noi sono quasi sempre le stesse, standardizzate: l’acqua da controllare, la presunta fuga di gas, il parente di cui chissà come conoscono il nome coinvolto in un incidente. Qualcuno riesce a sventare il tentativo, la maggior parte no. Basta sfogliare la raccolta del nostro giornale per rendersene conto.
E di fronte a un fenomeno insopportabile le cui dimensioni sono destinate a crescere, la risposta delle istituzioni appare ancora flebile. Sono lodevoli le iniziative che i carabinieri e altre forze dell’ordine stanno mettendo in campo: i corsi di gruppo, gli interventi a fine messa per illustrare i pericoli e le contro misure. Manca però, da parte della politica, la consapevolezza di un problema sociale di gravità eccezionale che richiederebbe un intervento legislativo ad hoc con, innanzitutto, un inasprimento delle pene, un’aggravante legata alla tipologia della vittima del reato. Servono deterrenti che scoraggino questi delinquenti, oltre a una rete di protezione sociale adeguata che uno Stato efficiente deve saper garantire.
In questi giorni, in cui si parla di riforma della giustizia, di prescrizione, il tema però non è stato inserito in agenda. La politica preferisce concentrarsi sulla legittima difesa, una pratica impensabile per gli anziani. Il Senato ha appena approvato, con un voto di fiducia, il decreto voluto dal ministro Salvini sulla sicurezza che investe molti ambiti della società, ma non quello delle truffe agli anziani, per cui il cambiamento ostentato d governo resta una chimera. Del resto, si tratta di una fascia sociale che spesso rinuncia ad esercitare il diritto di voto per difficoltà fisiche o carenza di informazione di fronte ai vorticosi cambiamenti di una politica che, nei loro ricordi, resta qualcosa di immutabile. Forse per questo è poco considerata.
@angelini_f
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