Quanto costa e quanto rende? Ma, poi, rende veramente, al di là dell’innegabile apporto alla salvaguardia dell’ambiente naturale e dell’ecosistema?
Soggetto quanto mai discusso in questi giorni a Como, manco a dirlo, è la raccolta differenziata, croce (molto) e delizia (poca) dei cittadini alle prese con i colori dei sacchi e il rebus del «dove butto questo?» e «cosa mi accade se sbaglio?».
Però c’è un aspetto del nuovo sistema di raccolta e poi di smaltimento dei rifiuti urbani che in questa fase pionieristica per Como ai più è sfuggito e che viene messo a fuoco in un servizio all’interno della pagine di cronaca: la raccolta differenziata fa risparmiare qualcosa (meno di quanto si pensi, come ha dimostrato una approfondita e dettagliata inchiesta di Mario Cavallanti su La Provincia di qualche mese fa), ma ha una ricaduta sull’asfittico mercato del lavoro. Un particolare che, di questi tempi, va messo a fuoco. Il fatto rilevante è che la “rivoluzione” comasca di questi giorni ha procurato un posto di lavoro per 14 persone, 14 lavoratori che hanno trovato un’occupazione nella cooperativa Ecosviluppo onlus che si occupa del trattamento dei rifiuti.
Per ora sono numeri piccoli, ma da questi bisogna partire per ragionare sul domani dei lavoro, un futuro che vede molte occupazioni del passato declinare fino a sparire, ma che - attraverso innovazione e tecnologie e bisogni diversi - al tempo stesso ne fa nascere di alternative, nuove. L’esempio di Como, del sistema su cui si poggia la politica di Aprica attraverso queste associazioni legate al territorio, è esemplare: fino a qualche decennio fa l’unico modo che aveva la raccolta di rifiuti di creare posti di lavoro era legato alla fase della raccolta. L’immondizia veniva poi stivata e portata nelle discariche o negli inceneritori che molta occupazione, ieri e oggi, non richiedono.
La diversa sensibilità ambientale, un concetto diverso dello stesso rifiuto che porta al trattamento e al riuso di molti materiali, hanno un po’ alla volta condotto le amministrazioni locali sulla strada ora seguita anche da Como. E attorno a questo sistema, si è sviluppato nelle zone che la differenziata l’hanno scelta da anni un reticolo di aziende, imprese specializzate e associazioni che hanno finito per creare lavoro proprio come fa ora la Ecosviluppo. Il sindaco di Maslianico, nell’inchiesta di Cavallanti, parlando di ”guadagni”con la differenziata aveva ricordato che, mandando meno rifiuti nel forno dell’Acsm e nelle discariche, in dieci anni si sono risparmiati 25 mila euro che, aggiunti ai 12 mila incassati con il materiale venduto, hanno consentito di pagare lo stipendio a un operatore comunale. Sono numeri piccoli, ma è il trend a parlare chiaro: una volta messa a regime e calcolata nella sua dimensione pluriennale, in un Comune come quello di Como il vantaggio anche economico esce fuori, allineandosi ai 14 nuovi posti di lavoro di oggi e che potrebbero facilmente crescere nel futuro.
In questo caso non si può parlare di ripresa, vera o presunta, bensì di un approccio innovativo al mondo del lavoro, di attività che si creano nel tempo in settori una volta marginali o addirittura inesistenti. E’ la frontiera del domani per l’occupazione, meno legata agli schemi consolidati e più flessibile nella creazione degli ambiti in cui sviluppare attività, dove fanno premio la volontà, la preparazione e la capacità di adattarsi ai mutamenti. Se poi, come in questo caso ne guadagnano l’ambiente e le casse comunali, non è secondario. E magari, in prospettiva, se la differenziata porta con sé risparmi e incassi, potrebbe essere l’occasione buona per limare le tasse locali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA