Lo decretano i mercati e anche la finanza, dopo la sinfonia di Expo più che mai: è l’agroalimentare il settore che vanta le potenzialità più degne di nota e che già sta vivendo una stagione di crescita contrapposta alle sofferenze di altri comparti.
Vale per l’Italia, non è esclusa certo dal momento favorevole Como. Basti pensare che le esportazioni di prodotti in questo campo hanno registrato un incremento del 19% nel primo trimestre 2016 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, come ha rilevato la recente assemblea di Coldiretti Como Lecco.
E non è una coincidenza che il turismo sia l’altra isola felice, accompagnata da un solenne “più”. C’entrano il lago, il paesaggio, la cultura, ma anche lo stile di vita che non può prescindere da ciò che viene servito a tavola. Difatti, la Camera di commercio di Como sempre più sta spingendo su percorsi turistici in cui venga valorizzato l’aspetto enogastronomico. Dai luoghi dove nascono i prodotti a quelli dove vengono serviti a tavola: con le distanze che si accorciano sempre di più.
Ci sono i piccoli, ci sono anche i colossi, come racconta la storia della Bolton, esempio di produzione del pesce nel segno della tracciabilità che proprio nel Comasco scrive la sua storia.
Insomma, il cibo nutre l’economia italiana e lariana e diventa anche oggetto non solo dei desideri, bensì degli investimenti finanziari. Ma per restare, anzi per crescere sul mercato facendo nel contempo crescere il Paese, deve pagare un duro prezzo. E purtroppo non si tratta solo di una metafora.
Prendiamo la zootecnia, che resta a Como il primo comparto produttivo per l’agricoltura unito a quel florovivaismo che - guarda caso - è salito sul podio con evidenza nell’ultima Esposizione universale. Coldiretti ha documentato ad esempio la maggiore produzione di latte, che viaggia sul 10%. Se si guarda però ai prezzi alla stalla emerge un valore medio riconosciuto dai caseifici industriali decisamente inferiore.
Proprio la battaglia sul latte è stata durissima e non è ancora finita. Tuttavia non è l’unica che questo settore, così apprezzato soprattutto all’estero, deve combattere in casa. Il fisco e la burocrazia sono nemici particolarmente feroci per agricoltori e allevatori, che già ogni giorno lavorano con la natura ma devono pure subirne le sorprese, talvolta rafforzate dalla man o dell’uomo come con i cambiamenti climatici.
E a tutto ciò si aggiunge il problema della contraffazione che sottrae fette di mercato consistenti al comparto.
Accade negli Stati Uniti, ma non si può dimenticare un’altra nazione, ovvero la Russia. Dove lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia ha portato a un altro contraccolpo: un fiorire di prodotti made in Italy taroccati, dal salame alla mozzarella , che - piccolo dettaglio - vengono realizzati proprio dai russi.
Il settore agroalimentare resta quindi la grande occasione per il Paese e per i territori, il terreno su cui si può avanzare per combattere la crisi e dare una grintosa e benefica scossa alla bilancia commerciale. Ma la sfida è sempre quella: rendercene conto fino in fondo e non creare ulteriori ostacoli, a un mondo dove già ogni conquista è frutto di duri sacrifici. Un mondo che in ogni caso sta richiamando le giovani generazioni : e forse questo è il frutto più bello, come la migliore assicurazione sul futuro.
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