E adesso che Como è riuscita nell’impresa di riappropriarsi del suo lago, almeno per questi mesi, dimostrando che buona volontà e amore per la propria città sanno essere più forti della crisi economica e della miopia di scelte amministrative anche drammaticamente sbagliate, non interrompiamo il sogno.
L’elenco delle promesse vane e dei progetti mai portati a termine è desolante. Eppure - sulla spinta di quel nuovo ottimismo che fa dell’estate 2013 un possibile punto di partenza per ripensare con ottimismo al futuro di Como - potrebbe trasformarsi in un’opportunità. Non si tratta di un paradosso, se lo spirito costruttivo e l’entusiasmo che hanno fatto rinascere l’Arena del Teatro Sociale, regalato una passeggiata sulle macerie dello scellerato muro oscura-lago e restituito il nobile profilo del Patria alle onde del Lario continueranno a dettare l’agenda delle priorità prossime venture di Como.
Nel nostro piccolo ci permettiamo di ricordare quelle che appaiono opportunità da non sprecare, se non vere e proprie urgenze. In testa alle priorità - se non altro per motivi di anzianità - la Ticosa: può una città che gode i favori dei turisti di tutto il mondo permettersi il lusso di impiegare oltre trent’anni a trovare un progetto degno di questo nome per un’area così strategica? La domanda è ovviamente retorica, ma s’impone lo stesso di fronte al ricordo dei fuochi d’artificio che avevano illuminato le ruspe della fu Perego Strade mentre abbattevano - incuranti della presenza dell’amianto - l’ex tintostamperia, in un tripudio di effetti speciali e sogni che si sono sbriciolati più rapidamente dell’edificio stesso.
Al secondo punto dell’agenda dei sogni possibili si potrebbe inserire il Campus universitario. La storia d’Italia insegna: è dai giovani, dall’istruzione, dalla ricerca, dallo studio e dalla cultura che rinasce un Paese. Rimettere in circolazione le idee e le energie che le università sanno raccogliere attraverso un Campus moderno e funzionale farebbe fare a Como un salto di qualità che forse è anche difficile immaginare.
Il terzo sogno - non svegliateci per favore - è la soluzione all’atavico problema del traffico. Entro l’estate prossima potremo usufruire dei lavori del primo lotto della tangenziale di Como, ed è senz’altro una bella notizia. Ma la moda tutta italiana dei lavori a metà regalerà ai comaschi una grande incompiuta, visto che il secondo - e più importante - lotto della tangenziale non è neppure stato progettato.
Infine, ma solo perché per motivi di spazio l’agenda non può essere infinita, l’ultimo sogno passa da una serie di iniziative che facciano di Como un polo d’attrazione in occasione dell’Expo 2015. Il tempo stringe e all’orizzonte ci sono ancora poche - per quanto belle - idee per attrarre turisti, visitatori e investitori di quell’evento sulle rive del Lario.
A questo punto tutti noi - cittadini ma anche amministratori - ci troviamo di fronte a un bivio: da un lato c’è la vecchia strada, quella affollata di promesse e miopia che ha inguaiato la città, dall’altro una nuova via tracciata grazie all’entusiasmo di privati, aziende, associazioni che hanno aiutato - e in alcuni caso soppiantato - la pubblica amministrazione.
Ed è proprio alle istituzioni e agli amministratori locali che va l’accorato appello a non dissipare quanto di buono, in termini di energie e di passione e di generosità e di idee, ci sta regalando questa estate comasca.
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