La fotografia politica scattata da Enrico Letta immortala un quadretto destinato - con ogni probabilità - a subire in futuro alcuni ritocchi: un Silvio Berlusconi ’’deluso’’ dalla sentenza della Consulta ma che spende nei confronti del governo parole ’’senz’altro corrette e collaborative’’.
Si tratta di un riconoscimento esplicito del premier al ruolo che il Cavaliere sta svolgendo in un centrodestra in subbuglio e tentato di dare battaglia alla magistratura e a una parte della sinistra.
È evidente che il fotogramma lettiano inquadra solo un momento contingente della vicenda in atto e che, in ultima analisi, riguarda la figura stessa del leader del Pdl. Molte pagine di questo album dalla storia ventennale devono essere ancora completate: se infatti, come dicono i suoi fedelissimi, la sentenza della Consulta che ha respinto il ricorso di Berlusconi nel processo Mediaset preannuncia la condanna in Cassazione, e se è in atto il tentativo finale di cancellare il Cavaliere dalla politica per via giudiziaria, è difficile immaginare che un passaggio così cruciale possa risultare neutro per il governo delle larghe intese. Esperimento al quale, è il caso di ricordare, Berlusconi ha attribuito il compito ’’epocale’’ di una pacificazione nazionale tra destra e sinistra, lasciando intendere che questo fosse l’ esito auspicato anche dal Quirinale. Adesso è invece chiaro che il capo dello Stato non può che essere al di sopra delle parti e che lo stesso Pd non può e non vuole concedere molto di più dell’onore delle armi al senso di responsabilità del capo del centrodestra. Ciò spiega la tensione latente che segna i rapporti interni della maggioranza.
Un primo segnale è giunto dalla fiducia concessa al governo sul decreto emergenze: il tasso di assenze del Pdl, piuttosto consistente, secondo il capogruppo Brunetta è legato alla ’’fisiologia del fine settimana’’, ma si tratta con ogni evidenza di una spiegazione double face perché il malumore dei berlusconiani è difficile da nascondere. Daniela Santanchè, per esempio, avverte il presidente del Consiglio di non tornare a mani vuote dal Consiglio europeo di fine mese ma con qualche risultato sull’allentamento del patto di stabilità; e fa sapere che per il Pdl il taglio dell’Imu e dell’Iva e gli sgravi fiscali per le nuove assunzioni sono impegni decisivi sui quali misurare la vita dell’esecutivo. Berlusconi ha infatti bisogno di ottenere il varo di queste misure per accumulare crediti da spendere in un’eventuale, improvvisa campagna elettorale. L’impressione è che nessuno sappia come possa andare a finire la politica delle larghe intese nel caso di un’ondata di condanne a carico del leader Pdl. Senza contare il prossimo avvio della discussione in Senato sulla sua ineleggibilità, tema sul quale il Pd è diviso (ma i contrari sono in maggioranza). La polemica sul pacchetto giustizia (che andrà al Consiglio dei ministri mercoledì prossimo) e su presunti emendamenti del Pdl in tema di interdizione, la dicono lunga sul clima che regna nella grande coalizione. Dove peraltro si assiste a tante fibrillazioni.
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