Toglietegli il fiasco. Non paghi dello spettacolo ad alto tasso alcolico esibito nell’ormai mitologico mese di agosto appena trascorso, i politici italiani - tutti o quasi - hanno evidentemente deciso di continuare a coprirsi di ridicolo.
Trascorso un nanosecondo dal giuramento del nuovo governo, è partita la sceneggiata da avanspettacolo dei nostri statisti di destra. E vergogna e farabutti e mascalzoni e maiali e giochi di palazzo e tranelli nelle segrete stanze e l’arroganza di lorsignori e ribaltonisti e inciucisti e pensano solo alle poltrone e vivono solo per le poltrone e non mollano le poltrone e si incollano alle poltrone. Poltrone! Poltrone!! Poltrone!!! E come si indignano i leader della Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia (ma lui un po’ meno, perché ormai è diventato incredibilmente un vecchio saggio...) e come sbraitano e come maledicono. E che toni, che piglio, che occhi di bragia nel denunciare il colpo di Stato, l’ennesimo, dopo quello ancora cocente subìto dal Cavaliere per insediare il servo della Tecnocrazia con il loden, ai danni del popolo, della gente comune, degli umiliati e offesi, dei bambini che gridano “pane pane!” ai bordi delle strade e ai quali viene impedito di votare e plebiscitare il migliore dei governi possibili. Tutto vero.
Ma la cosa è ancora più spassosa se si pensa che solo poco più di un anno fa, trascorso un nanosecondo dal giuramento del vecchio governo, era partita, inesorabile, la sceneggiata da avanspettacolo dei nostri statisti di sinistra. E vergogna e farabutti e mascalzoni e maiali e giochi di palazzo e tranelli nelle segrete stanze e l’arroganza di lorsignori e ribaltonisti e inciucisti e pensano solo alle poltrone e vivono solo per le poltrone e non mollano le poltrone e si incollano alle poltrone. Poltrone! Poltrone!! Poltrone!!! E come si indignavano i leader del Pd, di Leu e del resto della compagnia cantante e che bandiere rosse e che appelli alla resistenza, all’antifascismo, alla piccola vedetta lombarda, alle cinque giornate di Milano, a Enrico Toti e la sua stampella, a Leonida e le sue Termopili, a Muzio Scevola e il suo braciere e tutto il resto della retorica sinistroide algida e ialina contro il ducismo montante, il razzismo sorgente e il nuovo Mussolini pronto a bivaccare nell’aula sorda e grigia di Montecitorio. Tutto vero anche questo.
Ora, va bene che il quoziente medio dei nostri eroi è questo qui, va bene che il livello del dibattito politico-culturale nella repubblica delle banane è quello che è, va bene che siamo gente di grana grossa che si beve qualsiasi fregnaccia, ma questa faccenda delle poltrone non si può proprio più sentire. Ma davvero c’è qualcuno che crede che quelli di una parte pensano solo alle poltrone e magnano e bevono e arraffano e razzolano e grufolano e rubano ed estorcono e ricattano, mentre gli altri vivono di amore, di sapienza, di carità e di temperanza e mai e poi mai pensano agli affaracci loro perché tutti coesi, adesi e protesi verso il bene della patria, la felicità dei cittadini italiani e, ovviamente, la pace nel mondo? Ma ci avete veramente preso per un branco di imbecilli, una mandria di popolo bue con l’anello al naso da attaccare al vostro carro delle salmerie? Quando la politica italiana uscirà finalmente dallo stato di infantilismo, di vittimismo e di estremismo parolaio - in altre parole: di paraculismo - che lo domina da anni e con il quale infetta ogni comunicazione, ogni tattica, ogni progetto?
Perché non diventiamo tutti quanti adulti e ci diciamo le cose come stanno? È ovvio che le trattative si fanno sulle poltrone, cioè sugli incarichi, cioè sui posti di potere. E su cosa si dovrebbero fare? Sul sesso degli angeli? Le poltrone rappresentano il potere e il potere è uno strumento di lavoro, perché senza potere non si può fare nulla. Quindi, se una coalizione ha la maggioranza e fa un governo, ovviamente distribuisce le sue quote di comando nei rispettivi ambiti (interni, esteri, economia…) alla sua squadra. E a chi, sennò? A Madre Teresa? Al Beato Angelico? A Carlo Codega? E nell’assegnarle, le divide tra i partiti della coalizione e tra le varie correnti dei partiti stessi (e sai le risate quando salta fuori il solito Pinocchio a trombonare: “Il mio partito non ha correnti!”). E perché, nelle aziende private come si fa? Ogni capo delega parti di autorità ai suoi vice, non certo a quelli degli altri, altrimenti sarebbe uno sprovveduto. E perché, il Papa quando seleziona i vescovi e i cardinali non assegna delle poltrone, non segue una logica sì pastorale, ma pure geopolitica? E che si fa, vogliamo dare del poltronaro pure a lui, tra uno sbaciucchiamento di rosario e un altro?
Il tema - ovvio - è la qualità delle persone che vengono scelte per quell’incarico, la loro cultura, la loro esperienza, il loro talento, la loro lealtà e così via e sarà proprio dalla loro capacità di lavorare e produrre risultati che verranno valutate poi. Certo che si possono affidare poltrone importanti a professionisti capaci o a perfetti imbecilli - pensate solo al mondo dei giornali… -, ma questo è l’onere della decisione che risiede nelle mani di ogni premier, di ogni leader.
Questo ragionamento, se spiegato bene e con pazienza, può essere compreso benissimo da uno studente di terza media, anche se non particolarmente sveglio. Quindi non si capisce perché a noi, che siamo tutti quanti adulti - siamo adulti, vero? - e dovremmo possedere qualche elemento culturale in più rispetto a un ragazzo, tocca sorbirci questi demagoghi da strapazzo che ce le piallano da mane a sera con le loro ridicole e ipocrite indignazioni da farisei sulla spartizione dei ministeri, delle aziende statali e della Rai, curiosamente dimentichi di aver fatto le stesse identiche cose il giro prima e ancor più curiosamente già pronti a fare altrettanto al prossimo. Ecco, vedete di piantarla tutti quanti, che Carnevale è ancora lontano e da queste parti non c’è proprio niente da ridere.
@DiegoMinonzio
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