L’onda anomala
del surfista Letta

A Enrico Letta l’atteggiamento del surfista stavolta potrebbe non bastare. L’onda che cerca di cavalcare è infatti abbastanza anomala. E ciò spiega perché abbia più che mai necessità del discreto appoggio del Quirinale in una trattativa di governo che si è complicata.

La battuta sferzante di Matteo Renzi (« e Letta si logora da solo non è colpa mia») è la dimostrazione che tra il premier e il sindaco rottamatore resta una tensione latente. La Direzione del partito potrebbe non scioglierla. E’ una questione di metodo: il segretario del Pd vuole risultati immediati, sulla legge elettorale e sul programma di governo, ma il fatto che il negoziato si sia svolto su un doppio binario (quello di partito e quello di governo) non ha agevolato il compito.

Le continue punzecchiature renziane, del resto, hanno insospettito un pò tutti. Si allarga il fronte di quelli che pensano che il vero obiettivo di Renzi resti il ritorno alle urne: dal Nuovo centrodestra a Scelta civica e ai neocentristi di Mauro viene la richiesta convergente al sindaco di Firenze di chiarire in Direzione l’obiettivo del Pd. A questo schieramento nelle ultime ore si è aggiunta la sinistra interna democratica che propone di dare un chiaro segnale di sostegno all’esecutivo proprio per stanare il segretario.

La minoranza interna, peraltro, contesta al leader anche la linea sulla riforma elettorale: gli chiede di non incontrare Silvio Berlusconi con il rischio di resuscitarlo politicamente. Ma su questo punto Renzi tira dritto: le regole, replica, non si dettano a colpi di maggioranza. Dopo aver visto Verdini e Alfano (l’incontro più spinoso), ha in agenda il vis a vis con Letta.

La determinazione di Renzi si spiega con il proporzionalismo strisciante che si va facendo strada nell’opposizione e tra i centristi. Ma questo è anche il limite della sua strategia: è vero infatti che se si dovesse tornare alle urne il centrodestra si presenterebbe sostanzialmente acefalo, ma è anche vero che si voterebbe con la legge uscita dalla Consulta, cioè con il proporzionale con preferenze. Il che consentirebbe a tutti i partiti di avere la propria fetta di parlamentari, senza che emerga una maggioranza certa. Dunque ancora larghe intese, il contrario di ciò che Renzi desidera.

In altre parole nessuno è in grado di mettere sul tavolo un’arma di pressione decisiva. E’ lo scenario che offre al premier le carte giuste per tentare la delicata mediazione tra Renzi e Alfano. Il vicepremier ha ribadito di non volersi far dettare l’agenda e la sua ostilità a un rimpasto dalle incerte prospettive: su questo è in sintonia con il Colle che scorge i pericoli insiti in un cambio di squadra che richieda una nuova fiducia. Un Letta-bis dovrebbe nascere da un negoziato ancora più complesso e contraddirebbe le parole di Renzi che ha sempre detto di puntare a risultati concreti di governo e non alle poltrone.

La trattativa sulla legge elettorale è più incerta di quanto si possa credere. Da più parti si fa osservare come una nuova legge elettorale, per essere davvero efficace, dovrebbe essere accompagnata dal premierato forte, come avviene negli altri Paesi europei: un punto divisivo.

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