L’Ordine, cinque anni
festeggiando i lettori

“L’Ordine” compie cinque anni, della sua seconda vita, e noi festeggiamo... voi lettori. Sì, il nostro supplemento culturale della domenica oggi è speciale sia per il numero di pagine (12) sia per il tema cui è interamente dedicato (i lettori e la lettura, per l’appunto).

Scrivere di voi, anziché di noi (con l’eccezione dell’ultima pagina, che però si riferisce al “vecchio” Ordine, il quotidiano della Diocesi di Como e Sondrio fondato nel 1879 e uscito nelle edicole fino al 1984) non è solo un escamotage per evitare l’autocelebrazione, sempre piuttosto ridicola e ancora di più per chi ha un’età da scuola dell’infanzia, ma è soprattutto un modo per dirvi grazie e per ricordare a tutti noi (sfogliando il giornale scoprirete che già Francesco Petrarca pensava che autori e lettori fossero parte di una stessa grande famiglia) quanto sia prezioso e importante il gesto di chi prende in mano un testo e arriva fino all’ultima riga. Il lettore vero, il lettore forte: quello che, a dispetto delle statistiche, esiste, affolla i festival letterari e da cinque anni è la ragione ultima del piccolo miracolo, in tempi di crisi dell’editoria, che è la pubblicazione settimanale di un supplemento fatto non di notizie spot, ma di brevi saggi, che indagano la società e lo spirito, mantenendo un approccio culturale all’esistenza come faro e cercando di connettere il locale - le nostre terre lariane, valtellinesi e valchiavennasche - con il globale.

Celebriamo voi lettori senza, naturalmente, dimenticare altri artefici di questo sogno realizzato: un grazie non può che andare anche ai partner che ci sostengono, certamente a propria volta lettori convinti, e alle oltre 500 firme che hanno messo a disposizione di questo progetto la loro competenza, tutte presenti nell’archivio online (http://ordine.laprovincia.it) in cui da più di un anno abbiamo messo a disposizione di tutti il piccolo patrimonio culturale, che è l’archivio del nostro inserto.

Soprattutto, festeggiamo voi lettori, perché mentre “L’Ordine” è arrivato ai suoi primi cinque anni, voi avete già conquistato l’immortalità. Non è un vaneggiamento, bensì parola di Umberto Eco: «Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria - scrisse l’autore del “Nome della Rosa” -. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito... perché la lettura è un’immortalità all’indietro». Non a caso la lettura è stata celebrata anche dalle altre arti, dalla pittura (ce lo ricorda Giuseppe Frangi in un articolo che propone una selezione iconografica di lettori d’autore molto interessante) come dal cinema (iconica, come scrive Luca Toselli, la Marilyn Monroe che in “Come sposare un milionario” leggeva un libro... sottosopra).

Tra tanti interventi dedicati ai lettori in senso lato, vi regaliamo anche sette biglietti indirizzati proprio a voi, lettori de “L’Ordine”, a firma di altrettanti autori che ci hanno accompagnato in questo lustro: Massimo Bubola, Franco Cardini, Moni Ovadia, Claudio Risé, Sergio Valzania, Gianni Biondillo ed Eraldo Affinati. Sempre per voi, e per noi, ha realizzato due opere sul tema della lettura Velasco Vitali : una la troverete in copertina, l’altra a pagina undici.

Tra le caratteristiche de “L’Ordine”, oltre alla pluralità di tematiche e di approcci culturali con cui le nostre firme le affrontano, vi è certamente un filo rosso che lega questa seconda vita della testata alla prima: l’attenzione ai temi dello spirito, ai percorsi della cristianità, nel confronto, sempre più pressante nella società globale, con le altre religioni e culture. Non potevano mancare due importanti contributi di questo genere anche sul numero di oggi. Per la precisione, due inviti: di Gianfranco Ravasi a leggere anche le pagine più crudeli della Bibbia, e a capirne il senso, e di Camillo De Piaz a riscoprire la storia e i libri di Edith Stein. Quest’ultimo è un testo inedito, scritto negli anni Settanta, con il quale vogliamo ricordare anche un anniversario ben più grande del nostro, il centenario del sacerdote scrittore tiranese, che con trent’anni di anticipo aveva affermato la centralità di una figura femminile, proclamata santa (nel ’98) e patrona d’Europa (nel ’99) da Wojtyla.

“Dio non è morto”, come scrive Risé, e i lettori esistono (senza di voi non esisteremmo noi, sottolinea Biondillo): non vi sembrano due ragioni più che sufficienti per festeggiare?

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