L’Ordine: i giovani
parlano dei giovani

Generalizzare è sempre sbagliato, ma farlo sul futuro dell’umanità, i giovani, è criminale. Per questo abbiamo voluto dedicare loro, cogliendo l’occasione della Giornata mondiale della gioventù che si celebrerà a Panama dal 22 al 26 gennaio, un approfondimento pensato e meditato, ovvero un numero monografico del nostro supplemento culturale “L’Ordine”, che troverete domani in edicola con “La Provincia” come ogni domenica, e abbiamo affidato gli interventi a penne che non corrono il rischio di essere superficiali, poiché intinte nell’inchiostro della competenza e, soprattutto, dell’esperienza.

Se si vuole davvero parlare di giovani, la prima sfida da affrontare (e accettare) è quella di cedere loro la parola e ascoltarli. Perciò la copertina porta la firma di uno tra i migliori scrittori in circolazione under 35 (e, ancora per pochi giorni, anche under 30), Mattia Conti, che ha affrontato un caso emblematico, quello del rapper Sfera Ebbasta: dopo i sei morti al suo concerto dello scorso dicembre, è diventato, per innumerevoli “bravi genitori da tastiera”, che non hanno mancato di esprimere sui social tutto il disgusto per la sua musica, i suoi testi e molto altro, il capro espiatorio di tutti i mali dei ragazzi che lo seguono a frotte (è stato il primo cantante italiano nella storia a entrare nella top 100 di spotify, anche se molti di noi adulti non lo avevano mai sentito, forse nemmeno nominare, prima della tragedia). Conti ci conduce in un gioco di specchi, fino a farci riflettere sulla (e nella) società che abbiamo creato: il trapper di Cinisello Balsamo non ne è, forse, un degno prodotto?

Se vogliamo migliorare, non potremo farlo senza passare attraverso il confronto, particolarmente prezioso nel caso di quello tra giovani e meno giovani. Velo proponiamo subito alle pagine due e tre: la studentessa e il professore, tutti e due fuori dal comune per profondità di pensiero. Lei è Maristella Crotti, diciottenne del Carcano di Como che si è classificata al terzo posto in un concorso nazionale sul tema “2030: il futuro della mia città” e ci racconta una Como che esce dalla crisi puntando sulla cultura, anzi, sulle culture, ovvero valorizzando anche quelle portate dai tanti stranieri che vivono sul Lario o lo frequentano per motivi di studio, lavoro e turismo. Lui, il prof, è Luciano Monti, massimo esperto italiano sul tema del “divario generazionale”, docente alla Luiss di Roma, coordinatore del Festival dei giovani di Gaeta e anche del progetto, “Millennial lab 2030” cui ha partecipato il Carcano con altri 14 istituti italiani. Ebbene, presentando ricerche di prima mano (realizzate dalla Fondazione Visentini di cui è condirettore) sfata il mito dei giovani “sdraiati”: basti dire che solo uno su cinque sogna la vita da dipendente che è stato l’obiettivo di tanti genitori. Però dovranno stare attenti ai “ladri di futuro”...

Entriamo nel merito del tema lanciato da Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Gioventù (una citazione dal Vangelo di Luca legata alla chiamata di Maria: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola») con una doppia pagina del pedagogista Raffaele Mantegazza sui giovani presenti nella Bibbia: proprio la madre di Gesù è uno dei simboli della “rivoluzione giovanile” che c’è stata tra l’Antico e il Nuovo Testamento, quando Dio ha cominciato a dare fiducia agli imberbi.

Due professionisti che lavorano da decenni con i giovani, il regista Paolo Lipari e il critico letterario (in questo caso soprattutto maestro elementare) Fulvio Panzeri segnalano l’“abbandono di minore” che troppi adulti compiono: non lasciando i figli per strada, bensì davanti a monitor e display non meno popolati di insidie. E danno qualche buon consiglio per rimediare. Infine, un appello al dialogo tra generazioni scritto in tempi più caldi di questi, nel 1967, da un giovane di allora, oggi grande biblista, Bruno Maggioni. «È necessario che lo sforzo (cioè la conversione, il cambiamento di rotta) sia da ambedue le parti: ognuno guardi se stesso, guardi prima in casa propria. Troppe persone con la scusa della conversione degli altri dimenticano di convertire se stesse».

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