oggi torniamo a parlare di noi. Di questo giornale. Di questa città. Di questa terra. Lo facciamo perché si tratta di un giorno importante, nel quale La Provincia riafferma ancora una volta la propria vocazione, la propria ragione sociale: raccontare il territorio, raccoglierne da testimone attento e speriamo credibile le mille voci tutte diverse e tutte importanti, salvaguardare la nobiltà della sua storia migliore.
Quando, nel febbraio scorso, abbiamo scommesso sul ritorno de L’Ordine in edicola, interi stormi di corvi, cornacchie, upupe e barbagianni hanno iniziato a volteggiare sul nostro progetto: ma siete matti e con la crisi che c’è e chi volete che investa più su un nuovo giornale e farete un buco nell’acqua e dovrete passare i giorni a contare i debiti e siete proprio dei dilettanti e altre facezie tipiche di quegli intelligentoni che non sanno sognare, non sanno rischiare e, soprattutto, non capiscono che solo se si prendono nelle mani i fili lunghi della storia e della memoria si può aspirare a essere ancora la voce – quella più autorevole – di una comunità. Insomma, i tipici malauguri dei mediocri e dei falliti.
Bene, a distanza di soli cinque mesi, L’Ordine ha raccolto una così convinta adesione da parte dei lettori e dei partner - che non finiremo mai di ringraziare per l’acutezza e la serietà del loro sostegno a un progetto solo ed esclusivamente culturale -, una così profonda solidità economica e un così elevato livello dei contenuti da permetterci non solo di andare avanti con assoluta tranquillità, ma addirittura di raddoppiare l’impresa. Da oggi, infatti, L’Ordine passa da quattro a otto pagine. Più interventi, più riflessioni, più interviste, più argomenti di dibattito, più visioni di lunga durata. Più grandi firme nazionali e comasche, e se qualcuno non ne è convinto gli basti dare un’occhiata solo a quelle di questo primo numero “extralarge” per farsene un’idea. Più forza nel dare occasioni di approfondimento e di cultura vera ai nostri lettori. E non solo, perché la stessa attenzione al marchio de L’Ordine l’abbiamo ricevuta in Valtellina e Valchiavenna, sia da parte dei lettori che da parte dei partner, così da permetterci di riportarlo proprio da oggi anche nelle edicole della Provincia di Sondrio. L’indimenticato giornale di don Brusadelli raddoppia quindi non solo di foliazione, ma anche di diffusione geografica tornando così a coprire l’intero territorio della Diocesi di Como. Questa sì che è una bella notizia.
La linea editoriale rimane sempre quella. Un tentativo ambizioso di sana e alta “contaminazione” della storia e dei valori laici, tipici de La Provincia, con quelli cattolici, distintivi de L’Ordine, basandosi su due temi fondanti: il futuro, le prospettive, le strategie per il nostro territorio nei prossimi decenni e l’analisi dei più alti temi etico-morali secondo la visione del mondo che don Brusadelli ha diffuso e difeso con straordinario orgoglio e vis polemica durante la sua lunghissima direzione.
Diciamoci la verità: stiamo sempre lì a piagnucolare sulla recessione e le cose che vanno male e il futuro che ci riserva chissà quali orrori, specialmente noi del mondo dell’editoria, squassato da una epocale crisi di sistema che ne sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza e che non permette più pigrizie, alibi e rendite di posizione figlie della nostalgia per un mondo ormai scomparso. Non è così? Bene, è proprio nei momenti di difficoltà che bisogna investire. E noi lo stiamo facendo da tempo, non solo sul versante tecnologico e imprenditoriale, ma anche e soprattutto su quello giornalistico e culturale. C’è la recessione e i giornali rischiano di finire gambe all’aria? Noi siamo fatti di una pasta diversa, non scappiamo, restiamo leader assoluti e incontrastati di questa provincia e di tante altre e per dimostrarvelo crediamo in un prodotto nuovo e antichissimo, anche perché non volevamo che L’Ordine finisse nel cumulo già troppo alto dei valori persi da questa città. Non volevamo permettere che L’Ordine sparisse un’altra volta. E adesso che possiamo dire con certezza che la missione è compiuta, a chi scrive – che è l’ultimo per cronologia, e forse anche per qualità professionali, dei tanti direttori della gloriosa storia de La Provincia – resta la soddisfazione enorme, anzi, la gioia, di aver contribuito a salvare un pezzo della storia e della memoria di questa comunità stando mille chilometri lontano dalle buffonate, dalle baracconate e dalle cialtronate che già tanti danni hanno fatto, anche in campo culturale, a questa povera città distrutta, offesa e umiliata da una classe dirigente di quaquaraquà mai così lontana dall’altezza del suo compito. Noi siamo un’altra cosa, tutta diversa: sarà il caso che i politici di serie C se lo ricordino.
Dicevamo che questo è un giorno di gioia. Una gioia da dividere con voi, cari lettori, che, ne siamo certi, seguirete con partecipazione questo nuovo investimento su un pezzo della vostra identità. Anche se raddoppiato di pagine, continuiamo a regalarvi L’Ordine senza alcun sovrapprezzo. Non ci aspettiamo un grazie - sono tutti atti dovuti, a voi e alla vostra amicizia -, ci aspettiamo invece segnalazioni, contributi e, naturalmente, critiche puntuali e rigorose. È grazie a lettori come voi che noi siamo noi e gli altri - con tutto il rispetto - sono solo gli altri.
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