Narra l’aneddoto, probabilmente falso, che durante una cena in suo onore dopo la scoperta dell’America e di fronte a chi tentava di sminuire la portata dell’impresa, Cristoforo Colombo sfidasse i presenti a far restare un uovo in piedi. Dopo vari tentativi a vuoto, il navigatore prese l’uovo, lo ammaccò leggermente da un lato e ottenne il risultato. Tutto qui? Commentò un commensale. Sì, replico Colombo, ma bisognava pensarci.
La nuova provvisoria passeggiata a lago somiglia un po’ all’uovo di Colombo. Alla fine cosa ci voleva? un poco di erba, qualche panchina, alcuni giochi per i bambini e una fontanella.
Massimo risultato con il minimo sforzo. Investimento contenuto, tempi di lavorazione ridotti all’osso, turisti e comaschi più che soddisfatti vista la “capienza” durante l’intera giornata. Alla fine era questo che chiedevano: tornare a rivedere il lago in un ambiente gradevole e decoroso. Tutto qui? Certo. Ma bisognava pensarci.
Lo hanno fatto i privati, dopo che la politica ha sprecato anni, energie e risorse in maniera dissennata senza neppure far stare in piedi l’uovo del lungolago, da ieri sera ancora più pieno dopo l’ulteriore prolungamento della passeggiata.
In fondo bastava pensare che il lungolago è solo la spalla, quella che porge la battuta al vero protagonista: il Lario con il suo panorama unico. Sei anni di contorsioni ed errori (a essere buoni nel giudizio) della politica avevano invece ottenuto come unico risultato quello di togliere la scena anche al protagonista: di oscurare il lago. L’intervento degli Amici di Como supportati dalle altre associazioni e dalle categorie, oltre a ridare la vista alla città orbata del suo lago, ha anche messo a nudo tutti i limiti della politica.
Perché qui non si tratta di ribadire un luogo comune ormai fin troppo logoro sul privato che fa bene opposto al pubblico sempre e solo pernicioso. A farlo ci pensano purtroppo, troppo spesso, tanti personaggi delle pubbliche istituzioni. La verità, lampante come l’uovo di Colombo, è che il privato guarda quasi sempre all’obiettivo e cerca la strada più semplice per raggiungerlo, fosse anche solo una striscia di erba verde e qualche panchina. Il pubblico, quando è mala politica, si alambicca con grandi progetti destinati a morire nell’angolo di qualche cassetto, con consulenze che servono solo a chi le ottiene e a chi le concede, con concorsi di idee che rimangono irrealizzate, con varianti in corso d’opera molto redditizie per qualcuno ma non per le opere i cui tempi di prolungano all’infinito.
Uno potrebbe obiettare: facile magnificare il lungolago adesso. Prima c’era solo la palizzata del cantiere. E prima prima? Una striscia di porfido con una scalinata in pietra. E nessuno che avesse mai ammaccato l’uovo per dare una pennellata di verde all’ambiente. Quella dell’uovo di Colombo, è con molta probabilità una leggenda. Ma se ce la ricordiamo ancora oggi, dopo quasi seicento anni è per l’efficacia del suo messaggio. Lo stesso che la nuova passeggiata a lago lancia ai politici: imparate a essere più pratici e guardare agli obiettivi. Senza perdervi in percorsi che deviano dalla retta via. Perché se forse in passato, peraltro colpevolmente, ci si poteva permettere di largheggiare con le risorse pubbliche, adesso la pacchia è finita.
Il privato ha un vantaggio: usa i suoi di quattrini e di certo non li sciala. Il pubblico non è giustificato a farlo anche se i soldi sono degli altri. Soprattutto perché sono i nostri. Bella scoperta, potrebbe dire qualcuno. Certo, come l’uovo di Colombo.
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