Nel calcio sarebbe un clamoroso scoop di mercato: Ronaldo dal Real al Barcellona o Messi che fa il percorso opposto. In politica e in sede pubblica, un dirigente che traghetta da un’entità all’altra dopo che le due sono state e sono ancora impegnate in un contenzioso, appare invece come un autogol.
Il protagonista, di questo singolare passaggio, l’ingegner Pietro Gilardoni, meglio precisarlo subito, non ha alcuna responsabilità. Se non forse quella di essere un tecnico capace di maneggiare le paratie più o meno come fa la “pulce” blaugrana con la sfera di cuoio.
Altrimenti non si spiegherebbe come mai è stato scelto prima da Sacaim, l’azienda veneziana che sta realizzando l’elefantiaco (inteso nel senso della mole e dalla mobilità) intervento che è meglio non definire più il Mose comasco se non si è avvezzi alla pratica degli scongiuri, e poi dal Comune di Como l’istituzione committente dell’opera.
Nulla di illegale, anzi, forse proprio l’esperienza di Gilardoni con la spinosa materia potrebbe aver orientato la scelta del sindaco Mario Lucini. Volendo la si potrebbe interpretare come una mossa astuta: portare tra le proprie fila chi conosce bene l’avversario.
Allora però è naturale chiedersi: vista la delicatezza della materia, i precedenti non proprio edificanti sotto il profilo della trasparenza sull’intervento più complesso e attorcigliato della storia recente di Como dopo quello nell’ex Ticosa, perché non giocare subito con le carte scoperte? Hai in mano l’asso, mettilo in tavola.
Il sindaco di Como non poteva non sapere. Primo perché lo stesso ingegner Gilardoni, nell’intervista che potete leggere nelle pagine di cronaca cittadina, spiega di aver informato, al momento dell’ingaggio, i rappresentanti di palazzo Cernezzi sui suoi trascorsi come consulente di Sacaim per il cantiere delle paratie, anche quando fu proprio Lucini, dai banchi dell’opposizione e con la cognizione di causa che deriva dalla sua attività di geologo, a enfatizzare in sede politica i presunti rischi indotti dall’intervento del lungolago sulla staticità degli edifici.
E anche se il tecnico non avesse divulgato il proprio curriculum a gli uffici del Comune, è impensabile che, un’istituzione pubblica conferisca un incarico di questa importanza e delicatezza senza informarsi sui precedenti del candidato.
Insomma, per non farla più lunga di quel che è già, su questa vicenda il sindaco non si è dimostrato molto attento alla trasparenza, un altro dei quei tasselli che avrebbero dovuto contribuire a comporre il cambio di passo, annunciato in campagna elettorale e subito dopo la quasi plebiscitaria elezione.
La prova del nove, sul caso paratie, arriva anche dalle difficoltà denunciate da alcuni consiglieri della minoranza nel loro legittimo richiedere la documentazione sulla pratica e sugli oneri finanziari che gravano sul bilancio comunale.
Non sarebbe positivo per la cittadinanza e l’amministrazione ,che su un’opera così importante prioritaria per Como e indicata come la madre di tutte le priorità nel programma del sindaco Lucini, si elevasse un altro muro. Dopo quello di cemento, di gomma.
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