Lungolago: tempi certi
e modalità trasparenti

Gli operai sul cantiere delle paratie non si vedranno il prossimo mese di settembre, come aveva ipotizzato il sindaco Mario Lucini. Una tempistica, la sua, che a molti era parsa ottimistica. Lo stesso primo cittadino ora parla infatti di fine ottobre. Ma a questo punto, alla città importano solo due cose. La prima è quella, non procrastinabile, della ripartenza vera del cantiere. Un via chiaro, che non abbia più altri stop, modifiche, ripensamenti.

Un riavvio che potrà avvenire a fine ottobre o all’inizio di novembre poco importa, ma che coincida con un progetto chiaro e, soprattutto, con tempi di conclusione certi perché altri ritardi non sarebbero davvero più accettabili. La città, infatti, non solo paga da anni una ferita che non si è ancora rimarginata, ma si ritroverà ad affrontare la vetrina internazionale di Expo senza il suo bene più prezioso: il lago. Tutta la fascia a lago sarà un cantiere in corso – incrociando ovviamente le dita per una ripartenza in autunno inoltrato – e difficilmente ci sarà qualcosa di concluso. C’è solo da sperare che i visitatori del 2015 non abbiamo fatto una vacanza a Como dopo il 2007 perché sarebbe praticamente impossibile spiegargli il motivo per cui davanti al lago ci sono ancora grate, palizzate e nessun passo in avanti.

La seconda cosa che importa alla città è la chiarezza. Chiarezza a 360 gradi su tutta l’operazione paratie, su quello che è stato, ma soprattutto su quello che si sta facendo e che si vuole fare. In consiglio comunale negli ultimi due anni non è stata mai affrontata in modo approfondito e non se n’è parlato nemmeno in commissione. I comaschi possono perdonare un mese di ritardo sulla tabella di marcia del riavvio del cantiere, ma devono sapere esattamente quali sono le ragioni.

Bisogna capire esattamente quali sono le modifiche apportate al progetto che hanno richiesto un fermo cantiere di più di due anni. E non stiamo parlando dell’arredo urbano, ma degli aspetti idrogeologici. Di quelli, cioè, che lo stesso sindaco in campagna elettorale diceva di voler cambiare radicalmente.

E non solo. La città ha bisogno che sul cantiere non restino né dubbi né questioni in sospeso. E per questo è necessario che il sindaco, che ha nelle sue mani anche la delega alle grandi opere, dica con chiarezza se nei progetti precedenti ci sono stati quelle che sono state definite, anche nero su bianco «omissioni progettuali». Se la risposta è sì l’amministrazione deve fare tutti i passaggi conseguenti perché uno sfregio ai danni dei comaschi che dura ormai da più di sei anni non può restare senza responsabilità chiare e definite. Vada in tribunale, chieda penali, chiami in causa chi ha sbagliato. Ma renda giustizia a una città intera colpita al cuore.

Se la riposta non è sì, si spieghi allora il senso di tante parole, di tanti scritti e di milioni di soldi spesi in modifiche e correzioni.

Ai comaschi si deve almeno la verità. Ne hanno diritto. Come hanno diritto a riavere il loro lungolago. Il prima possibile.

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