Segnatevi questa data. Da ieri Como ha il suo XX Settembre. Ovviamente non ha nulla a che vedere con la breccia di Porta Pia, l’episodio del Risorgimento che sancì nel 1870 l’annessione di Roma al Regno d’Italia.
Ma nel suo piccolo, per la nostra città, è stato un giorno storico, che ha segnato una svolta decisiva nella telenovela del cantiere delle paratie, che si trascina penosamente dal gennaio 2008.
Cos’è successo, ieri, di tanto importante? È successo che, con il voto in giunta, la Regione Lombardia ha approvato lo schema di convenzione con il Comune di Como per «il completamento delle opere di difesa idraulica e di valorizzazione del lungolago». Tradotto in soldoni questo significa che il Pirellone garantisce 11,5 milioni di euro (5 milioni subito e altri 6,5 nel 2014) per completare i lavori del cantiere delle paratie. È stata messa una toppa, insomma, da 11 milioni e mezzo.
Il governatore Maroni, tre mesi fa, aveva promesso: «Avrete tutti i soldi che servono».
Ieri ha chiuso il cerchio, annunciando per venerdì prossimo il sigillo finale con la firma della convenzione: «C’è stata grande collaborazione fra le istituzioni (il riferimento è al Comune di Como, ndr) per fare le cose bene. Abbiamo mantenuto tutti gli impegni presi. Oggi non ci sono più ostacoli per la conclusione dei lavori e per il completamento dell’opera. È motivo di particolare soddisfazione, perché in passato era stato fatto un pasticcio. Noi siamo stati capaci di risolvere definitivamente il problema».
Altro che pasticcio. Il passaggio di ieri ripara uno scempio di portata inarrivabile, che porta l’indelebile marchio dell’amministrazione Bruni e che ha “regalato” a Como la ribalta mondiale.
Non tanto e non solo per i tempi biblici del cantiere, ma anche e soprattutto per il famigerato muro dell’estate 2009, poi abbattuto nel novembre successivo dopo la denuncia partita da queste colonne grazie al pensionato Innocenzo Proverbio, una raccolta di firme promossa da “La Provincia” (furono quasi cinquemila) e una sollevazione popolare tanto rumorosa quanto inedita per i compassati comaschi.
Ora, dopo anni di lago oscurato, mitigate appena da due stagioni di riapertura parziale e provvisoria (targate Zambrotta e Amici di Como), si vede finalmente la luce in fondo al tunnel.
Il cronoprogramma, ribadito ieri dal sindaco Lucini, è tracciato: il Comune si è impegnato a ultimare entro il 31 dicembre la perizia di variante, che conterrà sia la parte strutturale sia quella degli arredi.
«Se tutto andrà liscio - ha aggiunto il primo cittadino, memore dei passati inciampi a ripetizione - potremo ripartire con i lavori all’inizio del 2014. E dal momento della ripresa serviranno due anni di cantiere per finire tutto».
Fuori tempo massimo per l’Expo 2015, come ha confermato lo stesso Lucini.
La delibera approvata ieri dal Pirellone chiarisce una volta per tutte anche i costi dell’opera: ai 16 milioni di euro della Regione Lombardia (di cui 10 dalla legge Valtellina) più i 3 del Comune, se ne aggiungeranno altri 11,5. Totale: oltre 30 milioni di euro. Quasi il doppio rispetto al preventivo iniziale.
Una ragione in più per non ammettere altri incidenti o ritardi. Ora scatta finalmente il conto alla rovescia, non ci sono più scuse per nessuno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA