Ma trenta sindaci
ci sembran pochi

Se trenta sindaci (più una presidente dell’amministrazione provinciale) vi sembran pochi... E invece lo sono. Almeno per avere qualche possibilità di vincere la grande battaglia che Como sta combattendo sul pedaggio della tangenziale e, in seconda battuta, sulla rivendicazione del lotto che manca a completare quello che ormai è stato ribattezzato il “moncherino di strada”. Sono situazioni queste, in cui bisogna alzare la voce per farsi sentire il più lontano possibile. A Milano prima di tutto, ma anche a Roma da dove può arrivare la decisione che il territorio anela: quella della tangenziale gratis, forever, per sempre o quantomeno fino a quando sarà sanata la ferita del moncherino: tempistiche che, purtroppo, rischiano di coincidere. E trenta sindaci (per non tacere della presidente Livio) sono meno di un quinto di tutti quelli del territorio. Si tratta di coloro che amministrano i Comuni in cui passa la tangenziale o che si trovano nelle vicinanze della strada monca. Ammirevoli ma insufficienti per far arrivare abbastanza lontano il loro no.

Certo, in teoria, c’è l’Amministrazione provinciale che rappresenta tutto il territorio comasco. La presidente Maria Rita Livio ha deciso di prendere parte alla battaglia, ma anche la sua encomiabile partecipazione rischia di non bastare. Lo dicono i proverbi: è l’unione a fare la forza. E dall’altra parte della barricata hanno gioco facile nel dire: siete in trenta ad opporvi al pedaggio, ma gli altri che non lo fanno sono molti di più. Allora significa che alla maggioranza va bene così e il pedaggio rimane. Certo, uno si chiede per quale motivo il primo cittadino di Sorico piuttosto che di Lezzeno debba darsi da fare per una strada che passa molto lontana dal suo territorio. Ma, al di là del senso di appartenenza a una comunità e all’orgoglio di contribuire a una battaglia per il territorio che ha visto, caso quasi unico, superare le barriere delle divisioni politiche e delle reciproche gelosie, potrà capitare a un cittadino o a un artigiano del lago di essere costretto a passare per Como e dover scegliere se rimanere bloccato nel traffico gratis oppure viaggiare un po’ più spedito pagando. Togliere ai propri amministrati questo dilemma potrebbe aiutare anche i sindaci dei Comuni non direttamente coinvolti nel problema. Senza contare che la battaglia di tutto il territorio comasco per una questione che ne coinvolge (almeno in apparenza) soltanto una parte potrebbe costituire un importante precedente. Un domani potrebbero essere gli amministratori della Bassa e dei centri vicini al capoluogo ad appoggiare una rivendicazione dell’Alto lago denunciare un sopruso perpetrato ai danni della Brianza.

Ieri l’assessore regionale alle Infrastrutture, Sorte, ha detto che per il pedaggio il comitato del no deve citofonare a palazzo Chigi. Ma un conto sono 30 dita che premono il pulsante, altro 154. Il rumore prodotto è di sicuro più forte.

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