I termini del problema sono noti: l’autosilo di Valmulini, costruito alla vigilia del trasloco dell’ospedale, è quasi sempre deserto e determina una perdita annuale di circa 250mila euro (il dato è relativo al bilancio di esercizio di un paio di anni fa). Si tratta, va da sé, di un caso esemplare di “cattedrale nel deserto” finanziata in buona parte dallo stesso soggetto – la Regione – che ha poi spinto per la realizzazione altrove del nuovo Sant’Anna. Una delle tante assurdità a cui i comaschi hanno ormai fatto l’abitudine. Il parcheggio è infatti in buona compagnia nella città in cui è stata realizzata la tangenziale che non usa nessuno ed è stata avviata la costruzione di barriere contro l’esondazione del lago quando quest’ultimo non esce più.
Ma i problemi possono essere anche grandi opportunità. Lo è, ad esempio, il buco nero della Ticosa che ci trasciniamo da più di trent’anni ma da cui, prima o poi, nascerà un pezzo significativo della Como del futuro. Lo è il cantiere del lungolago che oggi è un ecoschifo, come lo ha definito Striscia la Notizia, ma da cui sortirà la passeggiata che la città non ha mai avuto. E lo è pure l’autosilo di Valmulini perché sì, certo, oggi è un monumento allo spreco ma domani potrebbe diventare un elemento strategico di una viabilità urbana finalmente più europea in cui cioè il trasporto pubblico avrà un rilievo notevolmente superiore a quello di oggi. Si tratta di uno scenario futuribile che per realizzarsi ha bisogno, innanzi tutto, di nuove infrastrutture. Ma anche della disponibilità di tutti i cittadini a mettere in discussione le proprie abitudini. Finanziare un collegamento rapido da Grandate al centro città - il progetto che nella prima repubblica era stato chiamato metro leggero e che ogni candidato sindaco non dimentica mai di inserire nel proprio programma - è una sfida in salita, altrettanto lo è però convincere gli automobilisti, cioè ciascuno di noi, a mettere da parte qualche cattivo comportamento (come, ad esempio, l’irriducibile convinzione che sia cosa saggia accompagnare i propri figli davanti al cancello anche quando frequentano le scuole superiori) e qualche irragionevole pensiero come quello di pretendere che migliori la qualità dell’aria cittadina e nello stesso tempo rimanga illimitata la possibilità di spostarsi con la propria auto lasciando quest’ultima sotto casa, davanti all’ingresso dell’ufficio, a pochi metri dal negozio dove dobbiamo fare acquisti. Il cambiamento esige qualche rinuncia, anche piccola, alla propria libertà. Ed è un discorso valido nel futuro, quando si spera che la città sarà più attrezzata dal punto di vista infrastrutturale, quanto oggi perché, perlomeno in alcune situazioni eccezionali, l’utilizzo dell’autosilo e dell’autobus potrebbe essere un’opzione da sperimentare se è vero che, come assicura l’assessore Daniela Gerosa, già ora i collegamenti degli autobus di linea, da Valmulini al centro, sono di fatto una navetta efficiente. C’è un mezzo ogni quattro minuti che dalla Napoleona porta dritto al cuore della città ma in pochi se ne servono. Le ragioni sono diverse e certo ha ragione l’assessore a chiedere che il servizio di Asf venga meglio comunicato in particolare ai pendolari. Il marketing ha la sua importanza ma la testa degli automobilisti ancora di più.
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