Così com’è delle opere di genio, quelle che contengono sia il riso che il pianto, quasi che l’unico autore alberghi in sé due identità estreme, così è delle paratie in quel di Como.
E non si prenda per burla ciò che è detto poiché avvedute ragioni son pronte a sostenerlo.
Prendiamo il riso.
Esso promana dalla bocca degli ignari quando a costoro, a lecita domanda sulle ragioni d’essere di dette paratie, vi si risponde e, a mo’ di commento, stante la spiegazione, ecco che si produce ilarità, degna compagna dell’incredulità.
Pure le lacrime sono necessarie a sostenere l’assioma di partenza. Sgorgherebbero esse dagli occhi nostri, abitatori delle sponde, e di coloro che a queste rive fanno capo di tanto in tanto per affezione, ogniqualvolta il guardo si poserebbe sopra alle sunnominate paratie.
Lacrime necessarie a incrementare l’acqua del lago, il suo livello, onde produrre infine un tracimar di liquido tale che alcuno possa a gran voce ribadire l’utilità dell’opera in oggetto.
A beneficio di coloro che, fosser distanti anzichenò distratti, già vennero distribuite cartoline ad illustrate il paesaggio orbato. Tocca a lucchetti adesso, strumenti atti a serrar porte e cancelli, becchi e talvolta bocche.
Vengono, questi ultimi, da labbra disserrate, libere, e il gesto dice più delle parole, ché il verbo è vano quando di poi non segua l’atto umano.
Ogni lucchetto è una protesta onesta visto che il lago non può lamentarsi d’esser costretto a rinunciare al bello e come è stato fatto tale mostrarsi.
Ciò che temiamo sopra tutto il resto è che chi puote agire non sia lesto.
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Insomma non vorremmo che ai futuri, figli, nipoti e quanti ne verranno di qui a cento e più anni, il lago ancor si mostri come se fosse un po’ in galera, tale che infin, spariti i testimoni, sembri che sia normale, nato così e non storpiato come appare per criptiche ragioni.
Così che, come le dette cartoline, pari ai lucchetti di recente conio, più che richiami alla natia bellezza, spariti i testimoni sembreranno, gli unici avanzi di una vecchia storia, di cui purtroppo s’è perduta la memoria.
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