Ve lo immaginate il sindaco di Como che fa il giro degli uffici, apre la porta, offre un incarico e incassa un due di picche, richiude e passa alla stanza successiva e così via. Terminato il pellegrinaggio di tecnico in tecnico, si acquatta in un angolo e si rannicchia silenzioso aspettando che passi un ingegnere e, vedutolo, lo insegue lungo il corridoio, gli si fissa alle costole e non lo molla più parlandogli delle necessità che accetti quella nomina e, spera, di prenderlo per sfinimento ma quello gira i tacchi e con uno scatto si libera della presa e lo molla lì.
Non se la prenda il sindaco. Non è tutta colpa sua se a Como siamo ormai al ridicolo.
Come definire altrimenti la
pantomima, o la farsa, se preferite dell’incarico del responsabile unico di progetto per il cantiere delle paratie?
Visto che la situazione è tesa, gli animi accessi e i caratteri suscettibili precisiamo subito che la scenetta del sindaco che insegue gli ingegneri tirandoli per la giacchetta o che tenta gli agguati ai tecnici negli ampi corridoi di Palazzo Cernezzi è un’invenzione - dire letteraria sarebbe troppo - un puro frutto della fantasia per descrivere per metafora la vicenda più drammatica che grottesca in cui si è cacciata l’amministrazione comunale di Como.
Siamo al teatro dell’assurdo. Arrestati Pietro Gilardoni e Antonio Ferro, entrambi peraltro si erano dimessi prima anche se erano stati indotti a rimanere al loro posto, il Comune da mesi è alla ricerca del nuovo responsabile del progetto. Figura indispensabile per trovare l’accordo al famoso tavolo tecnico e riavviare i lavori per chiudere al più presto il cantiere delle paratie. Incassato il rifiuto, motivato, di Zuccalà, ecco il tentativo con Lorini che ha ingaggiato un bel tira e molla e minaccerebbe di andarsene. Ora ci sono un cantiere da decine di milioni di euro, il lungolago più famoso del mondo recintato e inagibile, una città come Como, il Comune, la Regione, la struttura “Italia Sicura” della presidenza del Consiglio e anche l’Anac, l’Anticorruzionne, tutti bloccati dal “no” di un tecnico, tenuti in ostaggio dal volere o dal capriccio di questo o quel dirigente pubblico.
Tutto fermo da mesi. Con costi e imbarazzi crescenti.
Eppure ci sarà un contratto, una carta dei diritti e dei doveri dei dirigenti in cui verificare se l’incarico si dà e non si propone. Si assume e non si può rifiutare. No. Da settimane ci balocchiamo con il taja e medega. Semplicemente ridicolo.
Ricordate il “Salva Italia” di Monti e poi lo “Sblocca Italia” di Renzi? Ecco, questa vicenda delle paratie e due molto simili dimostrano che ci vorrebbe davvero un decreto “SalvaComo”. Ci sono tre “no” che paralizzano le tre opere più significative della città e del territorio.
Il primo no è quello dei dirigenti comunali che rifiutandosi di assumere l’incarico di fatto impediscono che si trovi al più presto la soluzione per il cantiere paratie.
Il secondo no riguarda una grande opera come la variante della Tremezzina: quindici chilometri di nuovo tracciato e una spesa di oltre 300 milioni di euro, già finanziati. Purtroppo il progetto presentato alcuni mesi fa è fermo per il parere “estetico” della Sovrintendenza che giudica eccessiva la vista del viadotto che collega due colline. Non è uno scempio. È un tratto molto breve. Si può fare meglio forse. Magari si può mimetizzare con un adeguato arredo verde. Invece al tavolo tecnico di ieri a Roma tutto è stato bloccato e rimandato a ottobre. Se non si trova un’intesa deciderà il governo.
Il terzo no, beffardo e indisponente, è quello dell’impresa che ha vinto l’appalto per il progetto finanziato dalla Fondazione Cariplo con 5 milioni di euro: riqualificazione di Villa Olmo, orto botanico di livello europeo, percorsi delle ville lariane, insomma un piano per il turismo verde che potrebbe dare un nuovo slancio a Como e al territorio. Ebbene, l’impresa si è rifiutata di firmare l’altro ieri il contratto. Ci sono problemi di tempi. Insomma, arriva agosto e ci sono le ferie di mezzo.
Ve lo immaginate in un altro Paese un fatto del genere? Siamo in Italia il regno dei ricorsi, dei cavilli, delle burocrazie, dei garantismi e dei favoritismi. Un sistema bloccato. Lo vediamo da questi casi di Como, che pure è tra le zone dove le cose funzionano di più. Chissà cosa succede dalle altre parti.
Ci sarà un modo per far prevalere l’interesse generale tenuto sotto scacco da posizioni o visioni particolari? Perché non impariamo qualcosa dalla vicina Svizzera? Pensate al confronto di queste date. Paratie lungolago a Como: 1995 approvazione del progetto preliminare, 1998 ok al progetto esecutivo, 2006 aggiudicazione appalto, 2008 inizio lavori che dovevano terminare nel 2012. Sapete tutti come siamo messi. Il confronto: galleria di base del Gottardo, la più lunga del mondo con i suoi 57 km; 1996 progetto, inizio scavi 2003, fine lavori maggio 2016, inaugurazione 1 giugno 2016.
Allora facciamo un bel decreto SalvaComo. Ma facciamolo scrivere e attuare agli amici svizzeri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA