Nella celebre canzone di Giorgio Gaber non c’è ma ci potrebbe stare benissimo. Lasciare le auto nei centri città è di destra, togliere i veicoli dalle strade e aumentare le tariffe dei parcheggi, di sinistra. A Como si conferma la tesi con la variante neppure troppo clamorosa che la sinistra (o il centrosinistra in epoca bipolare) ha una marcata attitudine al pastrocchio.
La politica della giunta Lucini sulla mobilità dopo un avvio convincente, sembra viaggiare sulle montagne russe, tra una zona a traffico limitato annunciata e più volte rinviata e tariffe dei parcheggi ad assetto variabile ma che, se saranno confermate le indiscrezioni trapelate in questi giorni, penalizzeranno ancora il cittadino automobilista, pur con qualche zuccherino elargito qui e là. Alla fine il celebre blitz agostano con gli oneri dei posti blu ritoccati, lo scaricabarile tra l’assessore Daniela Gerosa e il dirigente Pierantonio Lorini, e la retromarcia del sindaco a furor di popolo, rischia di essere più o meno riproposto adesso. Per carità, tutto fa brodo se l’obiettivo è quello di rendere Como più bella e soprattutto vivibile sottraendone pezzi all’inquinamento ambientale, acustico e in fondo anche sociale di quella grande comodità che si chiama veicolo a motore. E si sa poi che queste scelte pagano con tempi paragonabili a quelli della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Lo dimostra lo stracitato precedente della Città Murata ,chiusa al traffico senza se senza ma dall’allora sindaco Antonio Spallino. Il fatto è che oggi, la scelta di Lucini e della sua amministrazione continua ad accumulare se, ma ed altre perplessità. Al di là della prevedibile rivolta dei commercianti, peraltro comprensibile vista l’epoca perigliosa anche per la categoria, sul campo ci sono le perplessità sull’effettivo utilizzo residenziale dei nuovi posti gialli di piazza Roma (spesso vuoti anche nelle ore serali) e la già citata politica delle tariffe per i parcheggi blu istituiti in varie zone della città prima colorate di bianco. Forse, nella revisione in corso, sarebbe opportuno valutare le ricadute sul portafoglio dei cittadini residenti e votanti ma anche su quelli non residenti che pur non votanti portano anche benefici economici a Como durante le tante gite fuori porta. Se l’idea parcheggio di corona più bus a prezzi calmierati continua a non suscitare l’auspicato (da sindaco e assessore alla Mobilità) interesse, sarebbe giusto ipotizzare altre soluzioni, mantenendo ferma la barra delle auto lontani dal centro e della massima rotazione nei parcheggi più vicini al cuore della città. Magari si potrebbe ragionare sull’utilizzo dei quattrini che i parcometri riversano nei pur esangui forzieri di palazzo Cernezzi cercando di potenziare il servizio pubblico. Oltretutto sarebbe una cosa di sinistra. Forse però è il caso di mettersi lì e rivedere tutto il pacchetto per decidere una volta per tutte e passare la scolorina sui se e sui ma. L’impressione infatti, dovuta anche a una comunicazione cartente, è che sotto il cielo di palazzo Cernezzi vi sia una gran confusione. Il benessere della città, infatti, dovrebbe riguardare tutti. Il cittadino pedone, ma anche il cittadino automobilista e il cittadino che viene a Como per lavorare. Non solo il cittadino bibitaro a cui si riferiva Corrado Guzzanti nell’irresistibile parodia del sindaco Rutelli. Che infatti non fu rieletto (il Rutelli vero).
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