Parcheggio più bus
Il conto non torna

Non avere idee è una brutta cosa. C’è di peggio: avere un’idea e non saperla cogliere. Esiste una circostanza perfino più deplorevole: avere un’idea buona e sprecarla.

In tema di viabilità accade purtroppo con cadenza quotidiana. Si potrebbe dire che le strade delle nostre città sono pavimentate di idee buttate via: non c’è da stupirsi che siano accidentate e scivolose.

Oggi in cronaca di Como documentiamo l’ennesima idea andata a quel paese. Si tratta dell’abbinamento parcheggio più autobus annunciato nelle scorse settimane dal Comune: tariffe vantaggiose per chi sistema l’automobile nell’autosilo Valmulini, o in uno dei parcheggi a corona del centro storico, più biglietto del bus per arrivare a destinazione senza intrupparsi nel girone e dintorni. La tariffa è attraente: due euro e 30 centesimi per la giornata, nel caso si scelga la sosta nell’autosilo accanto al vecchio Sant’Anna. Per chi volesse fare di questo sistema viabilisticamente corretto un completo stile di vita, c’è poi la possibilità di sottoscrivere un abbonamento annuale a 300 euro. In teoria, un’ottima soluzione: parcheggio assicurato a prezzo conveniente. In più, si viene accompagnati fino al centro dal mezzo pubblico, sollevati dalla stressante ricerca di un posto nella zona più congestionata della città.

Anche le idee più inattaccabili vanno tuttavia testate ed è quanto abbiamo fatto ieri scoprendo, con nostro disappunto, che la brillantezza della soluzione parcheggio più autobus nasconde un difetto non da poco. Leggerete i particolari in cronaca, ma la sintesi è questa: in un’ora non particolarmente critica per il traffico, per arrivare in piazza Cavour parcheggiando nell’autosilo Valmulini e servendosi del bus da via Napoleona ci sono voluti 34 minuti. Ancora peggio è andata nel tragitto inverso: 39 minuti.

Il castello della buona idea, l’attrattiva del risparmio e la liberazione dallo stress crollano di fronte all’incidenza di un fattore determinante della vita quotidiana quale è il tempo. Chiamateci frenetici o addirittura nevrotici ma è difficile concedere la liberalità di un’ora e tredici minuti alla tabella di marcia delle nostre giornate, fitte di impegni inderogabili: il lavoro, la scuola dei figli, eccetera. Uno sforzo, chiamiamolo pure un sacrificio, è giusto venga chiesto ai singoli nell’interesse di tutti, ma una riscrittura totale dell’esistenza no. Non è ammissibile. Meglio: non è possibile. Messa così, l’offerta è destinata a naufragare insieme a un attraente progetto di città.

Non solo i tempi sono incompatibili con il ritmo quotidiano delle nostre povere vite: l’informazione sull’iniziativa risulta tutt’altro che capillare e ben stabilita. Lo stesso autista del bus, interpellato sui dettagli di utilizzo del biglietto, si è dimostrato incerto. Il prezzo del rodaggio, si dirà. Forse. Ma anche la conseguenza di una decisione presa a metà, di un passo compiuto con scarsa convinzione, in presenza di una qualche insistente riserva mentale. Iniziative di questo genere richiedono invece investimenti decisi, anche in termini di entusiasmo e di passione, e programmazione ambiziosa. Come non pensare, in questo ambito, all’ideale interazione autosilo-metro leggero? In ogni caso, il vantaggio offerto ai cittadini deve essere concreto e fruibile. Un’opportunità fallace, semi nascosta tra le pieghe dell’impianto viabilistico, non servirà a nessuno e si avvierà verso un sordo fallimento.

Restiamo fermi nell’opinione che l’idea sia buona: va però ripensata . I tempi di accesso al centro devono essere limati, le informazioni rese disponibili ai comaschi così come ai turisti. Altrimenti l’opzione sosta+bus finirà nell’enorme parcheggio delle occasioni perdute. Il parcheggio più grande che ci sia. E anche il più triste.

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