A giudicare dalle prime reazioni di François Hollande e David Cameron, Matteo Renzi ha tutte le carte in regola per imprimere allo stagnante panorama europeo quella «svolta» sollecitata in febbraio a Strasburgo anche da Giorgio Napolitano.
Allora il capo dello Stato aveva detto che la politica dell’ austerità ad ogni costo non poteva più reggere e non è un caso che, prima di volare a Bruxelles, il premier abbia avuto un lungo colloquio al Quirinale. Il Rottamatore è l’unico capo di governo che si presenta da vincitore al tavolo del Consiglio europeo straordinario a rappresentare, ha spiegato, «uno dei più grandi Paesi Ue» cioè, è il sottinteso, a dare voce alla protesta dei cittadini colpiti dalla grande crisi economica.
Difficilmente Angela Merkel potrà restare chiusa nel suo bunker sotto assedio. Già traballa la candidatura di Jean Claude Junker alla guida della commissione: la Cancelliera ha dovuto ammettere che, per appoggiarla, serve «un’ampia maggioranza» Che al momento non esiste. Ma soprattutto la linea tedesca potrebbe essere messa in difficoltà dal pragmatismo renziano.
La «terza via» del premier italiano infatti sembra distante anche da quella del candidato del Pse Martin Schulz. Quando il Rottamatore chiede che l’Unione «parli il linguaggio dei cittadini» e invita, prima di discutere di nomi, a trovare un accordo sulle cose da fare, in sostanza è allineato alle richieste del presidente francese e del premier britannico.
Hollande, dopo la clamorosa batosta elettorale che ha sbriciolato i socialisti francesi, pretende un riorientamento politico della Ue senza il quale, argomenta, l’ondata euroscettica potrebbe crescere esponenzialmente; Cameron fa sapere che l’Europa non può ignorare il risultato delle elezioni (come vorrebbero fare i tedeschi): deve cambiare, concentrarsi su crescita ed occupazione e non interferire nelle politiche interne degli Stati membri.
Ne deriva che Renzi, come dice Romano Prodi, è ora in una posizione più forte contro il rigorismo di Berlino. E’ il vero avversario del merkelismo. Può avviare la riflessione sulla correzione degli errori commessi nell’eurozona, in linea del resto con le analisi dei mesi scorsi di Mario Draghi.
In questa partita estremamente delicata il segretario-premier può contare su un partito ricompattato e su un’opposizione ancora stordita dall’insuccesso. La sua strategia sembra quella di chiedere per l’Italia posizioni chiave che possano consentirci, alla vigilia del semestre di presidenza della Ue, un controllo sul «riorientamento» auspicato da Hollande. La stessa telefonata intercorsa con Barack Obama, non strettamente protocollare, lascia intuire che il suo tentativo è seguito con attenzione anche dalla Casa Bianca, tradizionalmente favorevole all’avvio di una fase espansiva dell’Europa, coordinata con gli Usa.
Si vedrà ben presto se i semi della grande vittoria alle europee consentirà a Renzi di poter innescare i provvedimenti tanto attesi per la crescita e la lotta alla disoccupazione.
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