Il comico si nasconde nel tragico. Uno dei risvolti più paradossali del dilagare del terrorismo islamico è quello di aver esaltato l’aspetto farsesco della destra italiana che, già spassosa di suo, sembra aver trovato in una trinariciuta crociata anti islamica a difesa dei valori sacri e inviolabili della cristianità la sua dimensione circense.
Il punto, naturalmente, non sta tanto nella questione di fondo del rapporto tra islam e occidente - garbuglio inestricabile di fedi, storie, pulsioni, rancori e interessi - quanto nei volti che nel nostro paesello si arrogano il diritto di risolverla. Camus diceva che dopo una certa età ognuno è responsabile della
sua faccia. Beh, in alcuni casi, anche prima di una certa età. E vedere ormai da giorni la sfilata dei politici di centrodestra - che nei paesi normali sarebbe una cosa seria e portatrice di una cultura profonda - improvvisamente immolati alla causa cristiana dopo il caso del concerto di Natale rinominato dal preside di una scuola di Rozzano in una strampalata festa dell’inverno e proprio per questo trasformati in plotoni di teologi, cardinali, fratacchioni, pie monachelle e madonnine infilzate è un avanspettacolo che la dice lunga su quanto in questa repubblica delle banane si sia arrivati alla canna del gas.
Le idee - sempre che uno le abbia - non vivono di vita propria, ma vanno innestate sui comportamenti, se vogliono essere credibili, e poi devono essere praticate e testimoniate, non certo sventolate come bandierine allo stadio. Altrimenti questa non è difesa culturale dei valori dell’occidente, ma politica di serie C praticata da una classe dirigente talmente vuota da essere solo capace di attaccarsi a slogan di cui non conosce nemmeno il significato. E che strumentalizza la scelta del preside - impeccabile da un punto di vista formale, discutibile e anche sciocca, se vogliamo, da un punto di vista culturale - senza possedere alcun titolo per criticarla.
Perché è proprio qui che casca l’asino e che si svela il cialtrone. Ora, vi sembrano autorevoli i leader (?) del nostro centrodestra nel loro afflato biblico? Vi sembra che moralità, morigeratezza, rispetto, temperanza, uguaglianza, solidarietà, accoglienza e tutto il resto che costituisce il nerbo del messaggio evangelico rappresentino la loro cifra personale e politica? Ne siamo veramente certi? Bastano una comparsata a messa e una faccia contrita a un funerale a garantire il lasciapassare di apostoli della Chiesa? E come fanno a stare assieme il presepe, il bue, l’asinello, i re Magi, il tu scendi dalle stelle, il bianco Natale, le marie, i giuseppi, i fantolini, i crocifissi e tutto l’armamentario sbandierato dai nostri con il dagli al rom, dagli al negro, dagli all’immigrato e sparate ai barconi e bombardate Lampedusa e tira in testa un maiale al musulmano e se entri a casa mia in piedi sappi che esci steso? Come sta assieme Papa Francesco, di cui sono tutti novelli ed estatici ventriloqui, e il suo appello all’accoglienza con il mettiamo il filo spinato alle frontiere e il primo che passa lo rispediamo al paese suo a calci nel sedere?
A questo punto del dibattito, di solito, si squaderna Benedetto Croce - che da quelle parti tutti citano e nessuno ha mai letto, un po’ come Marx ai tempi d’oro - e il suo non possiamo non dirci cristiani e quindi la nostra difesa del presepe non è sostenuta in quanto praticanti, ma perché laici che però sono innestati e innervati da secoli e millenni di cultura cristiana e da qui l’esaltazione del Natale e il sostegno alle biofrequenze dell’Occidente messo sotto scacco dal cedimento al politicamente corretto e bla bla bla… Ma questo è solo un altro inganno di chi usa la religione come mero strumento di propaganda per farsi gli affaracci propri, vellicare la panza del popolo bue alla caccia di voti facili per le elezioni e ritagliarsi l’ennesima rendita di posizione.
Sono decenni che la politica italiana - da una parte e dall’altra - usa il Vaticano e in generale la religione come un supermarket. Entra nel tempio, sceglie tra gli scaffali quello che più le serve e più le aggrada, butta nel retrobottega quello che le dà fastidio e sbandiera la sua piccola risibile verità cristiana spacciandola per tutta la verità cristiana. Lo abbiamo visto e lo vediamo nel peggior doppiomoralismo da quattro soldi del sinistrume mondialista, pauperista, anticapitalista, complottista che è tutta colpa delle multinazionali e del denaro sterco del demonio e degli imprenditori ladri perché lo dice anche il Papa e, in modo contrario e opposto, lo vediamo nei nuovi crociati che ululano contro i tagliagole dell’Isis e poi, però, portano in palmo di mano delle madriterese come Putin, Assad ed Erdogan. E che negli ultimi vent’anni hanno saltabeccato e piroettato e salmodiato sulla priorità assoluta dell’esportazione della democrazia sulla punta delle baionette, perché questo sì che era il compito fondamentale delle civiltà occidentali e perché era questo che le masse arabe e musulmane, umiliate e offese da secoli di tirannia, aspettavano con ansia, pronte a ringraziarci e a benedirci nei secoli dei secoli. I risultati li abbiamo visti. E la dicono lunga sul mix di improvvisazione, incultura, arroganza e cinismo che informa le classi dirigenti del mondo sviluppato.
Il Natale - e ancor più la Resurrezione, la Pentecoste e l’Epifania - è una cosa sacra per chi ci crede. E vale se diventa parte consustanziale della propria esistenza. Fuori da qui c’è il rispetto, la tradizione, il senso di comunità, l’afflato collettivo di far parte di una lunga storia segnata da questo evento, naturalmente, ma posizionata dentro uno Stato laico che non impone - e non cancella - i simboli religiosi per legge. Altrimenti questo è autoritarismo e, nel caso nostro, cialtronismo. Lasciate il dono della fede a chi ce l’ha e a chi non smette di inseguirlo e di interrogarsi sul mistero dell’esistenza. Voi pensate alle lenticchie e al panettone, altro che Isis.
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