Realisti e flessibili, inquieti quanto basta su Brexit e Isis, ma più preoccupati per l’impasse europeo e non certo tranquilli se alla Casa Bianca entrasse un tipo “di pancia” come Donald Trump, tra l’altro un “collega imprenditore”, seppure uscito da quel particolare incubatore politico-competitivo che è l’America.
Ma alla fine la platea che all’inizio di settembre si ritrova sul lago di Como per ragionare e tentare di capire dove va il mondo e, di conseguenza, l’economia, anche stavolta non tradisce le sue caratteristiche, quelle che l’Ambrosetti disciplina da mezzo secolo. «Realisti e flessibili» cataloga, con efficace sintesi il puntuale osservatore Gianni Riotta, gli imprenditori, i banchieri, gli economisti, i manager e gli uomini d’affari riuniti nella tre giorni del Forum. Sono passati i tempi, annota sempre Riotta, in cui i partecipanti al Forum si dividevano in berlusconiani e anti-berlusconiani. I muri nel mondo dell’economia globale, che si muove al ritmo degli algoritmi in un nanosecondo, che si nutre di big data e si organizza nell’Internet delle cose, sono crollati da tempo. E nessuno vuole rialzarli, tantomeno sotto la spinta di fattori esogeni e imprevisti come appunto la Brexit, gli attentati, le nuove crisi in Medio Oriente o in Turchia. Passato il Cavaliere, Casaleggio è stato accolto senza patemi e con interesse, il “rottamatore” Renzi ora sbarca in elicottero e incassa applausi aperti.
Sono realisti e flessibili gli uomini e le donne che vogliono conoscere i trend del mondo, per anticiparli e trasformarli in occasioni. L’euro esiste dal 1999, ci saranno pure le pulsioni che spingono per un abbandono, soprattutto da queste parti dell’Europa del Sud, ma la platea dell’Ambrosetti sostiene che, nonostante tutto, la moneta unica è stata un successo: lo hanno certificato 8 su 10, per nulla conquistati dalle sirene di un vantaggio effimero che l’effetto Brexit sembra aver garantito alla Gran Bretagna. Il governo italiano vara una riforma costituzionale maxi e convoca un referendum di conferma? Ebbene, le modifiche non saranno un granché, i risparmi molto meno di quelli annunciati, vi sarà meno potere in periferia e più a Roma, il Senato continuerà ad esistere seppure depotenziato, eppure il club Ambrosetti per il 75% garantisce che voterà per il sì.
Eccoli qui, gli uomini e le donne del Forum, realisti e flessibili, convinti da chi fa, chi innova, chi rimuove ostacoli e favorisce le interrelazioni. Da chi stende reti virtuali o meno tra i continenti, da chi abbatte i muri invisibili ma fin troppo presenti delle consorterie, dei monopoli, delle rendite di posizione e apre i mercati, cerca di aprire le autostrade del denaro che finanzi aziende e soprattutto idee e progetti innovativi.
Per questo, alla fine del Forum internazionale, nella colonna delle negatività più dell’Isis troviamo la possibile implosione del progetto europeo, i palazzi di Bruxelles che non sentono ancora abbastanza, nonostante l’addio di Londra, il rumore delle folle. La platea di Cernobbio non è stata certo conquistata dagli uomini delle istituzioni Ue scesi fino al lago di Como senza dare certezze, impulsi vitali e limitandosi ad ammannire ricette di cui loro stessi riconoscono limiti e difetti. Qui si attendeva una svolta, una parola efficace, a otto anni da una crisi che comincia a mostrare i segni di una stagnazione secolare.Gli uomini e le donne del Club Ambrosetti, realisti e flessibili, cercano stabilità politica, istituzioni capaci di adattarsi al mutare dei mercati, di aprirsi e guidare processi d’investimento su chi innova e migliora le dinamiche produttive, su chi sa guardare oltre. È questa la lezione del Club, per l’Italia e per il mondo, per tornare a crescere , E oggi, in piena rivoluzione tecnologica e robotica, è una lezione che vale ancora di più.
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