La politica è una cosa straordinaria e le vicende del presente e del passato prossimo non devono spegnere la speranza, la fiducia che le istituzioni siano sempre un riferimento sicuro per i cittadini. Non è facile. Non lo è, per stare ai problemi di Como, dopo quello che si è visto ieri nella sede della Regione dove, da alcune settimane, era atteso un vertice chiamato a sbloccare lo scandalo del lungolago.
Stai a vedere che dopo otto anni di cantiere e quattro di fermo lavori davvero è la volta buona? Ce lo si è domandato in tanti, nella speranza forse un po’ ingenua che dopo avere toccato il fondo ci fosse un’inversione di tendenza, il primo magari piccolo passo nel segno del riscatto, della svolta tanto attesa. L’incontro c’è stato ma è servito a poco perché ogni possibile via di uscita si è arenata di fronte ai veti incrociati dei due enti che hanno in mano la partita.
Regione contro Comune. Comune contro Regione. Centrodestra contro centrosinistra. Centrosinistra contro centrodestra. Il solito patetico teatrino messo in piedi nella speranza di raccattare qualche voto in più alle prossime elezioni.
Politici così non aiutano a risolvere i problemi e farebbero bene a levarsi dai piedi prima di combinare altri guai. Gli incapaci cambino mestiere, dichiarare il proprio fallimento è spesso un segno di saggezza. E chi specula sulle ferite della città nella speranza di avere un tornaconto elettorale è solo un illuso.
I comaschi hanno manifestato in modo chiaro come la pensano, se ne infischiano degli schieramenti e hanno un solo interesse: la riconquista della passeggiata a lago in tempi ragionevoli, o perlomeno certi. Questo è stato lo spirito delle cartoline del nostro giornale, un grande movimento di orgoglio civico per rimettere i comaschi al centro della vicenda. Il riscontro della campagna ha sì confortato sulla capacità della nostra comunità di reagire in modo propositivo e concreto di fronte ai problemi, anche a quelli più spinosi, ma è stato anche il segnale, evidentissimo, che il limite di tolleranza nei confronti della cattiva politica è stato superato da un pezzo. Se ne è accorto, pensate un po’, persino il rappresentante del governo, a dir poco scocciato di fronte a tanta pochezza, a tanta inconcludenza.
Siamo davvero finiti in basso ed è un paradosso che brucia perché non ti spieghi che un territorio tanto avanzato, capace di manifestare eccellenze in ogni campo, produca un ceto politico di così basso livello.
Lo stato del lungolago, il perdurare di questo scandalo è un male per Como. Da qui bisognerebbe ripartire per provare a rimettere in sesto l’intera vicenda. Regione e Comune continuano a litigare? Chiudiamoli in una stanza fin tanto che non trovano un accordo. E buttiamo via la chiave, se è il caso, segnandoci i nomi di tutti i protagonisti. Sarà l’elenco degli invotabili, quelli che hanno anteposto l’interesse della propria bottega a quello dei cittadini. Non si può consentire che su un tema di così grande rilievo, anche simbolico, i due fronti, sordi a ogni richiamo, immaginino di tirarla in lungo in una infinita partita a scacchi pre-elettorale. Il tempo per i giochini è scaduto e non si salverà nessuno se, dopo la pagina nera di ieri, non ci sarà a brevissimo un nuovo incontro questo sì affrontato da tutti con spirito costruttivo e spirito di servizio.
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