Se c’è qualcosa di cui ha davvero bisogno il Comune di Como è di un buon assessore alle Finanze (con tutto il rispetto per la buona volontà del sindaco di Lucini che si ostina a voler reggere la patata rovente) e di un valido consulente alla comunicazione.
Con l’ingaggio di queste due figure, forse il primo cittadino avrebbe evitato di fare la figura di quello che ne ha combinate più di Carlo in Francia. Tutte azioni lecite, magari anche doverose e inevitabili. Ma a metterle in fila c’è da farsi venire i capelli dritti.
Riavvolgiamo il film andato in onda in questi mesi a palazzo Cernezzi. Prima Lucini annuncia che porterà l’Irpef comunale al massimo e per tutti i contribuenti (cioè perlopiù i cittadini lavoratori dipendenti). Per giustificarsi il sindaco, magari non a torto, se la prende con il premier Matteo Renzi uno che sa comunicare e che soprattutto è reduce dall’elargizione degli 80 euro. Sarà stata una misura elettoraldemagogica però i quattrini sono arrivati, dal governo, proprio mentre il Comune annuncia l’intenzione di mettere le mani in tasca ai propri amministrati.
A seguire c’è la faccenda della Tasi sulle case sfitte. Un controsenso se vogliamo poiché sarebbe una tassa sui servizi applicata a nessuno che ne usufruisce visto che gli appartamenti sono vuoti. Anche qui Lucini sfodera un numero degno del mago Oronzo, dicendo di essere contro la misura ma votandola in Consiglio comunale. In una maggioranza dove volano le dita negli occhi un giorno sì e l’altro pure, l’unico modo di medicarla è un compromesso: si alla tassa ma con l’aliquota più alta. E intanto si aumenta l’Imu su banche e centri commerciali. Dove andranno a prendere i soldi per tamponare queste uscite impreviste? Chi indovina non vince nulla perché è troppo facile.
Nella terza puntata della saga entra in scena l’assessore Gisella Introzzi, la cui popolarità è simile a quella del ministro degli Esteri, Federica Mogherini (sospettata di simpatie con Putin) in Ucraina e Lituania. L’esponente della lista “amo la mia città” già criticata per l’assegnazione non proprio asettica di alcuni remunerativi incarichi, in veste di responsabile del personale, annuncia l’assunzione per tre anni di 32 tecnici comunali. Anche qui tutto lecito e forse doveroso. Queste figure vanno a sostituire pensionati e pensionandi in settori nevralgici dell’amministrazione comunale come Edilizia e Urbanistica. Però se è vero che il Comune boccheggia sul fronte delle finanze la faccenda dà un po’ de pensare. E si finisce per buttarla ancora sulla differenza tra pubblico e privato. Se un’azienda è in crisi, infatti, blocca il turn over del personale, palazzo Cernezzi invece non ci pensa proprio e riesce, attraverso la signora Introzzi nell’impresa di far imbufalire i sindacati mentre annuncia un piano di assunzioni, perché non si cura dei precari del municipio in attesa di stabilizzazione.
Di fronte a questa sequela di fatti, inoppugnabili, il cittadino magari a torto, cosa deve pensare? Che il Comune e il sindaco-assessore alle Finanze ti chiede sacrifici ma si guarda bene di farli. Non è del tutto vero, ma il messaggio che comunica l’amministrazione è questo. Ecco perché forse, sarebbe stato meglio concentrarsi sulla ricerca di una figura competente da mettere sui conti del palazzo. E spendere magari quei due soldi rimasti per comunicare un po’ meglio.
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