San Fermo ora deve
dividere la torta

Da quando il Sant’Anna si è trasferito da via Napoleona tanti comaschi sono nati a San Fermo. E altrettanti vorrebbero viverci. Il motivo? Basta attraversare Breccia e Prestino e arrivare a San Fermo per rendersi conto della differenza. Sembra di passare da Berlino Est a Berlino Ovest ai tempi del muro.

O, più semplicemente, di entrare a Montecarlo. Rotatorie tappezzate di fiori, fontane illuminate, marciapiedi tirati a lucido con il porfido autobloccante. San Fermo ha trasformato un potenziale problema (l’arrivo dell’ospedale) in una miniera d’oro. E questo è merito di un uomo, l’allora sindaco e attuale prosindaco Pierluigi Mascetti. È lui che ha firmato l’accordo di programma nel 2003. Un accordo sontuoso, che garantisce a San Fermo un vitalizio di quasi un milione di euro all’anno, oltre a vari altri benefit già ricevuti in opere e servizi (come l’anagrafe, con un dipendente distaccato dal Comune di Como).

Ieri Mascetti e il suo successore Falsone hanno risposto picche all’ennesima richiesta di rivedere l’accordo di programma del 2003, sottoscritto da Como, San Fermo, Montano Lucino, Provincia, Regione e Azienda ospedaliera. «Non siamo gioppini - ha detto Mascetti - chi ha firmato sapeva bene cosa stava facendo». Vero. Mascetti ha anche chiesto che «si rispetti in toto l’accordo» e che, quindi, «si completi quanto deve essere fatto (il collegamento tra via Ravona e via Peneporto, ndr)».

«Noi - ha aggiunto - abbiamo rispettato i patti e ora non solo non si completa l’accordo di programma, ma addirittura si cerca di disattenderlo completamente. Fossimo tutti più seri l’intero Paese andrebbe meglio, mentre c’è chi forse firma per gioco e poi pensa di poter tornare indietro, uno stile che non è il nostro».

Il suo successore è andato anche oltre: «Per la ridistribuzione degli incassi mi chiedo se, in caso di una gestione poco proficua o magari in perdita da parte di San Fermo, coloro che hanno presentato la mozione avrebbero alzato la voce per aiutare il nostro Comune. L’accordo di programma sancisce la concessione gratuita a San Fermo della gestione dei parcheggi e noi li stiamo gestendo al meglio». Vero anche questo. Il problema però è che la querelle non si limita più a un braccio di ferro tra il Comune capoluogo e il piccolo paese lastricato d’oro. Ora si è mossa la Regione che, per statuto, è chiamata a valutare e difendere i benefici complessivi per la comunità. La mozione approvata dal Pirellone e firmata da tutti i consiglieri comaschi (di ogni colore politico) chiede non solo «una distribuzione più equa degli incassi del parcheggio», ma anche la riduzione delle tariffe, la gratuità della sosta per i dipendenti e lo stop alla realizzazione del collegamento tra via Peneporto e via Ravona, ritenuto non strettamente legato alla costruzione del nuovo ospedale. Il no opposto da San Fermo, nonostante il peso oggettivo del Pirellone, era prevedibile. Il buon Mascetti non è uno che si fa intimidire facilmente.

Resta il fatto che sono passati 10 anni dall’accordo e che gli accordi si possono anche modificare. Ed è proprio la politica, adesso, che si deve muovere per trovare gli strumenti per bypassare il no di Mascetti e Falsone al collegio di vigilanza.

Nessuno dice che San Fermo debba rinunciare all’intera torta, ma appare comunque sensato che i proventi dell’autosilo vadano a beneficio dell’intera collettività comasca e non solo dei prodi sanfermini, che già hanno beneficiato per un paio di lustri - grazie a modalità di gestione attente e redditizie - dell’ospedale e dell’autosilo. Che, detto per inciso, i residenti di San Fermo non pagano. Ma all’autosilo dell’ospedale non ci va nessuno in gita premio o per far shopping. Neppure gli odiati comaschi.

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