Ancora una volta sembra che le istituzioni comasche facciano fatica a comprendere l’eccezionalità della situazione che si è creata alla stazione San Giovanni e in particolare ai giardini. Un quadro che peraltro si è evoluto: da caotico bivacco a tendopoli più o meno organizzata, con qualche servizio di supporto alle centinaia di persone che vivono lì. Il tutto garantito in larga parte da quel mondo del volontariato che sembra invece essere consapevole di un’emergenza che dura ormai da un mese e sarà solo attenuata dall’atteso arrivo dei container convocati nell’area ex Rizzo.
Per carità, sarebbe ingeneroso e scorretto affermare che il settore pubblico faccia poco o nulla. Non sembra, però, sufficiente per fronteggiare un problema che finisce per coinvolgere, oltre alle condizioni di vita degli esseri umani che resta la priorità, anche l’immagine e il decoro di una città già abbastanza penalizzata da alcuni rappresentazioni televisive artefatte per agevolare speculazioni politiche d’infimo ordine. Perché chi arriva con il treno, ammesso che non sia già stato imboccato dai media, quando esce dalla stazione, si trova davanti a una situazione per nulla invitante anche sotto il profilo olfattivo. E certo non sarà gran che invogliato a ritornare da queste parti. Incolpare i migranti per la sporcizia e il degrado dei giardini della stazione, è tanto comodo quanto inutile. Perché comunque, così, si da solo sfogo a istinti deteriori e frustrazioni senza risolvere nulla. Sostenere che le persone che restano lì, in attesa dei container o del treno della speranza, devono contribuire a tenere pulito è un altro discorso. Ma non possono farlo da soli. Come qualunque cittadino non è in grado di raccogliere e smaltire l’immondizia che produce. Perché la spazzatura non è una prerogativa esclusiva dei migranti, come sappiamo tutti.
La competenza dei giardini di San Giovanni è dell’amministrazione comunale, così come il resto della città, dove , il servizio di raccolta dei rifiuti, salvo qualche intoppo la sera del venerdì in centro, non dà adito a problemi. Perché è stato tarato sulle esigenze delle varie zone di Como. Nei giardini della stazione le cose non funzionano così. L’assessore all’Ecologia di palazzo Cernezzi, Bruno Magatti, spiega che la raccolta dei rifiuti è stata potenziata. Gli effetti però, basta passare da quelle parti, non sono risolutivi. Perciò bisogna fare di più. Occorre mettere in atto una procedura adeguata alla situazione. Giusto coinvolgere le persone accampate, che, come i cittadini comaschi chiamati a svolgere la raccolta differenziata, devono collaborare per tenere puliti i giardini. Nel loro interesse, prima di tutto e di quello del resto della città. La sporcizia e il caldo tornato intenso nelle ore centrali dalla giornata, sono i migliori alleati delle malattie epidemiche. Gli stanieri deovo però essere istruiti, così come succede nelle strutture gestite dai volontari che ospitano alcuni migranti la notte e in cui è loro spiegato come mantenere un minimo d’igiene personale e lasciare in ordine le stanze in cui si trovano. E non bisogna consentire loro di opporsi all’intervento degli addetti di Aprica, come pare sia successo in qualche occasione. Anche chi si è accampato assieme agli stranieri per dimostrare loro solidarietà lo faccia in modo utile e concerto. Il resto spetta al settore pubblico. È così complesso inviare delle persone attrezzate per mantenere pulito uno spazio limitato come quello dei giardini? Non si tratta di ripulire Roma. Anche in questo caso la burocrazia della monnezza mette i bastoni tra le ruote? Boh. Sta di fatto che è inaccettabile protrarre una situazione del genere fino all’arrivo dei container e al trasferimento dei migranti nell’area ex Rizzo (dove peraltro si rischia di riprodurre il problema). Il decoro e la pulizia sono priorità per chiunque.
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