Sanità: il paziente
viene prima dei numeri

Sanità lombarda come modello di eccellenza. Definita così unanimemente da governatori uscenti e nuovi numeri uno regionali, ma anche da politici di schieramenti diversi ed è percepita così anche dalla maggioranza dei cittadini, ben consapevoli che il funzionamento in altre Regioni italiane è ben diverso.

Uno storico problema, però, si trascina da anni ormai ed è quello delle liste d’attesa per prestazioni ed esami. Troppo lunghe, con specialità record che richiedono mesi di paziente attesa per una visita. E proprio perché è un tallone d’Achille che ha raggiunto ormai livelli cronici, l’assessore regionale alla Sanità Mario Mantovani ha deciso di stanziare soldi per cercare di limitare i disagi agli utenti riducendo quindi il tempo tra la prenotazione e la prestazione effettiva. Sul tavolo, una volta tanto, di soldi ne sono stati messi parecchi. Venticinque milioni di euro utilizzabili per finanziare una serie correttivi al sistema delle liste d’attesa per tutte le strutture, pubbliche o convenzionate che siano.

All’Asl di Como dal Pirellone sono arrivati 1.2 milioni di euro, definiti in base a parametri vari inclusi ovviamente popolazione e numero di strutture .

Per l’ulteriore ripartizione dei fondi l’Azienda sanitaria locale ha indetto un bando a cui potevano partecipare tutti.

Curiosamente e per motivi diversi, hanno però deciso di rinunciare ai fondi extra i due ospedali più grossi della provincia: Sant’Anna e Valduce. Entrambi non hanno nemmeno presentato la domanda. Il Valduce – hanno chiarito ieri i vertici – per un complesso meccanismo che ha come parole d’ordine budget e prestazioni che, secondo loro, non avrebbe portato la struttura a rientrare nei parametri richiesti dal bando. Hanno invece chiesto – e ottenuto – finanziamenti per il centro di Costa Masnaga. L’Azienda ospedaliera Sant’Anna, invece, ha chiarito che ha una strategia aziendale differente da quella necessaria e prevista dalle regole ipotizzate dalla Regione per accedere ai fondi e che, per la riduzione delle liste d’attesa, preferisce rivolgersi a liberi professionisti.

Hanno invece deciso di sfruttare l’opportunità messa a disposizione da Milano gli ospedali di Gravedona, Erba e Villa Aprica che sono strutture accreditate o convenzionate. Il tris, fino a dicembre, potrà quindi ridurre le attese e su questo, oltre ai controlli regionali, sono indubbiamente fondamentali gli occhi di chi le visite le prenota, aspetta e poi va in ospedale.

Il centro di tutto, al di là dei numeri, delle graduatorie e dei punteggi, deve restare il paziente. A un malato o chi ha bisogno di avere delle risposte da cliniche, laboratori e specialisti, poco importa infatti come si agisce per cercare di limitare i disagi e migliorare un servizio. Non importa, infatti, se il calendario si fa più corto perché l’ospedale ha partecipato a un bando regionale e da lì ha ricavato fondi per introdurre nuovi esami o per aumentare il nastro orario degli ambulatori oppure perché ha deciso di percorrere altre strade. L’importante è che, un passo dopo l’altro, il modello sanitario decantato come uno dei migliori al mondo, riesca a garantire tempi accettabili per le prestazioni.

Resta comunque evidente che, come i Comuni costretti a fronteggiare tagli di risorse e tasse devono inevitabilmente guardare a qualunque tipo di contributi extra (bandi regionali, statali, europei), anche le aziende sanitarie e le aziende ospedaliere non possono che seguire la stessa strada. Con un occhio al bilancio e alla qualità del servizio e l’altro a qualunque iniziativa in grado di migliorare le prestazioni e garantire, quindi, un vantaggio all’utente. Utente che, mai come oggi, pensa sempre di più – e non è populismo, ma la realtà supportata da studi, ricerche e analisi – che essendo soggetto a percentuali di tassazione elevatissime, deve almeno avere la garanzia, quando si ammala, di non aspettare mesi per un esame.

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